La soriana, dipinto, Gentilini Franco, XX

Gentilini nel 1953 tenne una personale a Parigi e in quell'occasione conobbe Henri Michaud e Jean Dubuffet. La conoscenza di questi due artisti fu molto importante per il tipo di pittura che da quel momento l'artista portò avanti. Egli infatti iniziò ad usare materiali come sabbia e colla, ottenendo superfici simili ad affreschi. La sua pittura inoltre si allontanò sempre più dal reale, alla ricerca di immagini fantastiche e surreali che dovevano creare, con particolari tagli prospettici, un sottile spaesamento. Il dipinto in esame, firmato dall'artista e databile al 1955, è un bell'esempio di questa nuova produzione di Gentilini. Eseguito ad olio su tela sabbiata ed improntato ad una geometrizzazione delle forme di sapore quasi infantile, alla Paul Klee, raffigura un grande gatto soriano, soggetto che fu più volte trattato dall'artista, sia come unico protagonista della tela sia come personaggio di una composizione più grande. Da notare il nitore di segno che impronta la tela e i morbidi passaggi chiaroscurali, favoriti dall'uso dell'aerografo nella stesura del colore. Segnalo due opere dell'artista che raffigurano un soggetto del tutto simile e sono molto affini sotto il profilo stilistico, tipologico e compositivo alla tela di Udine, oltre ad avere la stessa tecnica: entrambe sono del 1954 e sono intitolate Il Gatto (cfr. N. Micieli - E. Guastalla - L. Guastalla 2003 e M.T. Benedetti 2009). Quella pubblicata da Benedetti (2009) è di collezione privata milanese.