in basso a sinistra: FINETTI
Nel dipinto in esame è raffigurato un fantino a cavallo alle prese con il salto di un ostacolo. La studiata composizione, impostata su direttrici verticali e diagonali, accentua il dinamismo e lo slancio verso l'alto del cavallo, che il basso punto di osservazione rende monumentale.
Presentato per la prima volta a Trieste, nell'autunno del 1928, in occasione della II Esposizione del Sindacato Fascista Regionale delle Belle Arti e del Circolo Artistico, questo dipinto figurava - nella quinta e ultima sala del Padiglione municipale del Giardino Pubblico - accanto ad alcuni dei capolavori in mostra: una natura morta di Casorati, due ritratti di Léonor Fini e i dipinti di Sambo e di Sbisà. L'opera, apprezzata dal pubblico e dalla critica - come documenta una recensione, uscita sul Popolo di Trieste, in cui è definita "magistrale", venne acquistata dalla Cassa di Risparmio di Trieste e quindi donata al Museo Revoltella. In questo modo de Finetti, che era già noto all'estero, aveva tenuto una personale a Milano con la presentazione di Carlo Carrà ed era reduce dalla sua seconda partecipazione alla Biennale di Venezia, veniva ad essere finalmente rappresentato nel museo d'arte moderna della sua città d'adozione, dove aveva tenuto una prima mostra personale nel 1924. Appartenente ad un'antica famiglia di Gradisca d'Isonzo, si era trasferito a Trieste all'età di otto anni, nel 1885, e qui aveva compiuto l'apprendistato pittorico presso i maestri Eugenio Scomparini e Antonio Zuccaro. Dopo gli studi a Monaco di Baviera, nel 1904 si era trasferito a Berlino e l'anno successivo aveva soggiornato per qualche mese a Parigi. Rivelando una straordinaria versatilità tecnica, de Finetti si era dedicato tanto alla produzione pittorica quanto a quella cartellonistica e grafica, collaborando con importanti riviste internazionali, come "Simplicissimus" e "Jugend". Interessato alla rappresentazione il movimento, che considerava una delle massime espressioni della vita moderna, traeva spesso ispirazione dagli eventi sportivi, in particolare da quelli legati al mondo dell'equitazione, come le gare di scherma, le partite di polo, la caccia alla volpe e i concorsi ippici, che andava a seguire personalmente a Tor di Quinto, a piazza di Siena, a Pinerolo, alle Olimpiadi e nei campi di polo delle isole Brioni, in Croazia. Nel dipinto la stesura pittorica, sintetica e approssimativa, rimanda alla lezione degli impressionisti, ma si tratta di un'immediatezza solo apparente, poiché il fine ultimo del pittore è quello di raggiungere il perfetto compositivo, "l'armonia degli elementi: linea, piano, colore" (de Finetti 1937), come attesta la sua abitudine di eseguire numerosi studi preparatori. Anche per la lettura di quest'opera, quindi, vale quanto scritto da Antonio Morassi nel Catalogo della Prima Esposizione Goriziana di Belle Arti, del 1924: "il suo stile pittorico deriva in origine dall'impressionismo, ma già ne sconfina, e va verso altre tendenze di equilibrio e monumentalità". Oltre ad un Concorso ippico realizzato ad olio intorno al 1935, numerosissime sono i cartelloni pubblicitari raffiguranti questo stesso soggetto, eseguiti per i concorsi ippici di Roma, Aquisgrana, Trieste e Abano, e le litografie pubblicate sulle riviste del settore, come "Cavallo italiano" e la "Gazzetta dello sport".
Bressan N., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004
de Finetti G., Tormenti e conquiste di un pittore friulano, in La Panarie, Udine 1937, XIII, luglio-agosto