in basso a destra: SAURIS/ MCMXXI -MCMXXII/ Joannis Napoleon Pellis
Paesaggio innevato di montagna. In alto, al centro verso destra, si vedono le case del borgo montano da cui parte una processione di persone, prevalentemente donne e bambini, alla cui testa vi è un prete sotto un baldacchino sorretto da quattro uomini. L'atmosfera è soleggiata.
Giovanni Napoleone Pellis si iscrisse nel 1907 all’Accademia di belle arti di Venezia, dove frequentò i corsi liberi di pittura tenuti da Guglielmo Ciardi. Negli anni seguenti partecipò alle mostre di Ca’ Pesaro, entrando in contatto con le novità delle avanguardie europee. Le opere di questo periodo risentono degli echi pittorici dell’amico Gino Rossi e una ricerca di sintesi formale e gamme cromatiche “fauve”. Nel 1914 ottenne la borsa di studio della Fondazione Marangoni, grazie alla quale si trasferì a Roma, trovando in Giulio Aristide Sartorio il maestro che completò la sua formazione. Dopo la fine della prima guerra mondiale, fu a Torino e a Roma, ma in quegli anni spesso si recò a Sauris, nelle Alpi Carniche. Qui, suggestionato dall’esempio di Giovanni Segantini, adottò la tecnica pittorica del divisionismo che sperimentò in opere come “Il viatico” realizzato tra il 1921 e 1922, opera che si può considerare una sorta di spartiacque tra la sua produzione precedente e quella successiva. In essa si evidenzia la poetica divisionista per l’utilizzo della pennellata filamentosa e per il grande formato, ma è ancora memore di un certo post espressionismo di matrice fauviana per l’accensione dei colori e della luce che danno una forte espressività all’immagine. Vaste campiture cromatiche orizzontali individuano distinti piani prospettici in cui viene rappresentata una processione religiosa fuori dell’abitato di Sauris di Sopra, nella valle del Lumiei. La lunga teoria di figure si sta dirigendo verso la chiesa di San Lorenzo, della quale di coglie solamente l’ombra portata sulla neve. Probabilmente si tratta di una processione funebre, in quanto il viatico, che dà titolo all’opera, nella tradizione cattolica è l’ultimo viaggio verso una nuova vita. Il grande dipinto esposto alla Biennale di Venezia del 1922 e acquistato in quell’occasione dai Civici Musei, fu acclamato dal pubblico locale che individuò in Pellis il vero cantore della montagna carnica. Contrariamente a Segantini, che lavorava isolato dalla comunità montana, Pellis amò partecipare alla vita sociale di Sauris e questo dipinto è una sorta di testimonianza di tale adesione (De Sabbata 2018, p. 70).
Racconto Montagna, Il racconto della montagna nella pittura tra Ottocento e Novecento, Venezia 2020
Gransinigh V., Storie di collezioni e di un museo., in Casa Cavazzini - Le collezioni del Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Udine, Udine 2018
De Sabbata M., Giovanni Napoleone Pellis, in Casa Cavazzini - Le collezioni del Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Udine, Udine 2018
Gransinigh V., Casa Cavazzini. Guida al museo d'arte contemporanea, Udine 2017
Del Puppo A., Qualche ragionamento su Pellis pittore, in Pellis: l'anima del Friuli, Udine 2012
Del Puppo A., Figure e paesaggi del primo Novecento: il conflitto tra le intenzioni della forma e i sistemi dell'arte, in Le arti a Udine nel Novecento, Venezia 2001
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Ragghianti C.L., La montagna come condizione del sentire, in Giovanni Pellis, Pordenone 1972
Mostra Pellis, Mostra di Pellis, Udine 1963
XIII Esposizione, XIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, Venezia 1922