Superficie, dipinto, Capogrossi Giuseppe, XX

Oggetto
dipinto
Soggetto
non figurativo
Autore
Capogrossi Giuseppe (1900/ 1972)
Cronologia
1953
Misure
cm - altezza 65, larghezza 95
Codice scheda
OA_132166
Collocazione
Udine (UD)
Casa Cavazzini
Casa Cavazzini Museo d'Arte Moderna e Contemporanea
Iscrizioni

in basso a destra: Capogrossi 53

Composizione astratta formata da figure dentate di colore nero, arancio, verde, marrone. Le forme colorate si trovano al centro della composizione e sono posizionate una sopra l'altra su fondo nero. le figure dentate nere, più essenziali, sono su fondo bianco e giallo.

Con il graduale abbandono della figurazione, dopo un breve periodo di esperienze a carattere neo cubista (1947-1949), Giuseppe Capogrossi approda a un rigoroso e personale astrattismo negli anni in cui, insieme a Mario Ballocco, Alberto Burri ed Ettore Colla, fonda il Gruppo Origine e prende parte ai dibattiti a difesa dell’astrazione sulla rivista “Arti visive”. L’astrattismo di Capogrossi è caratterizzato da una unica forma-segno che, coniugandosi in infinite variazioni, arriva a costruire lo spazio del quadro, rappresentazione simbolica di una interiore organizzazione spaziale. La sua opera si fonda sulla ripetizione di uno stesso segno minimo - la sigla trina – che è insieme ideogramma e scrittura elementare. Questa forma, ideata per la prima volta nel 1949, viene combinata di volta in volta in colori e accostamenti differenti, ingigantendola e rimpicciolendola con scansioni ritmiche sempre diverse. L’impressione è quella di un personalissimo alfabeto che non rimanda ad altro se non a sé stesso, una sorta di iterazione di scrittura geroglifica che traduce la poetica informale non con il gesto liberatorio, ma con immagini che sottostanno al rigore compositivo. “Superficie” è un esempio di questa ricerca in cui si nota come lo stilema della trine - chiamata dal pubblico e dalla critica anche forchetta, pettine, rastrello, catena spezzata, semi-fibbia dentata - viene reiterato nella tela in colori e dimensioni differenti secondo uno scema compositivo ascensionale. Lo scopo di questa sua personale indagine fu quello di dimostrare come si possa, attraverso una forma semplice, avviare una serie infinita di combinazioni compositive secondo un linguaggio fatto di pura rappresentazione della forma (Gastaldon 2018, p. 129).

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BIBLIOGRAFIA

Gastaldon G., Giuseppe Capogrossi, in Casa Cavazzini - Le collezioni del Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Udine, Udine 2018

Gransinigh V., Casa Cavazzini. Guida al museo d'arte contemporanea, Udine 2017

Reale I., Galleria d'Arte Moderna di Udine. Guide Artistiche Electa, Milano 1997

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