Capsella a forma di parallelepipedo con coperchio a quattro spioventi, realizzata in lamina d'argento applicata su anima lignea. Ciascuna faccia della parte inferiore presenta in alto e in basso una cornice, con un motivo ad intreccio ovale racchiudente foglie stilizzate, che inquadra una serie di archetti ribassati sorretti da colonnine tortili, con capitelli stilizzati sormontati da pennacchio a losanga. Sotto gli archetti trova posto una teoria di figure nimbate, tra le quali sono riconoscibili, nella faccia anteriore, da sinistra a destra, san Paolo, la Madonna, Cristo e San Pietro. Negli altri personaggi vanno probabilmente riconosciuti gli apostoli, variamente raffigurati con un rotulo o una crocetta in mano, uno in atto benedicente. Sugli spioventi del coperchio sono incastonati cammei, paste vitree formanti motivi decorativi floreali e pietre dure.
Giovanni Luca (1992, p. 221) propone una datazione oscillante tra fine IX e inizio X secolo, sulla base dell'analisi stilistica della capsella, circa la quale lo studioso osserva: “imperscrutabili sono i volti quasi sempre ovali, inespressivi e dai grandi occhi a mandorla, senza iride. Anche il panneggio si limita a una soluzione grafica, lasciando ad esempio le ampie maniche inarticolate, senza dunque accenni all'espressionismo; domina invece una chiara tendenza alla stilizzazione, già riscontrabile nei capitelli ionici. La struttura delle figure è pertanto stilizzata e non scadente e trova altresì un arricchimento nelle cornici orizzontali che fasciano i quattro lati, con un motivo decorativo avvicinabile ai plutei massenziani di Aquileia. Pur riconoscendo quindi la prevalenza della trattazione occidentale, se si vuole barbarica, non si devono omettere lievi spie di presenza bizantina, reperibile nei cammei tratti dal repertorio antico, adibiti alla decorazione, oltre che all'impostazione scenica". La scansione spaziale viene confrontata con l'urna di Santa Anastasia conservata a Sesto al Reghena.
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