in basso a sinistra: AMBROSI
in basso a destra: 1932
La scena rappresenta tre figure principali: un aviatore in primo piano che indossa una primitiva tuta da pilota e un cappello da aviatore, con la squillante nota della sciarpa rossa, e due figure sullo sfondo che sembrano essere coinvolte nella manutenzione dell'aereo o nel suo avvio, come sembra suggerire il meccanico in procinto di ruotare l'elica del motore a pistoni. I colori sono sfumati e le forme sono stilizzate, conferendo un aspetto astratto all'opera.
Non sono note le circostanze in cui il dipinto è giunto nelle collezioni dell’ateneo, di certo si trattava di un’opera particolarmente significativa nel percorso artistico di Ambrosi, come dimostrano eloquentemente le presenze alle Biennali veneziane e alle mostre organizzate all’estero dal Ministero della Cultura Popolare documentate dai talloncini sul verso della tavola. L’artista era stato sin dal 1929 uno dei primi ad aderire al nascente movimento dell’Aeropittura: Aerovita, coerentemente bordato da una cornice in lamiera, appare in questo senso un prodotto tipico della prima fase della sua attività, che vede in primo piano l’esaltazione della macchina, senza ancora i virtuosismi ottici della produzione successiva, dedicata soprattutto alla pittura “di guerra”, come ben ricordato da Filippo Tommaso Marinetti nella sua presentazione alla mostra futurista della Biennale del 1942 (p. 224): «fra le venti aeropitture futuriste di guerra di A. G. Ambrosi (reduce dai voli di guerra ispiratori con Verossi Di Bosso Menin) quella che porta il titolo significativo e mondiale di «Bombardamenti di Malta» insegna molto a tutti gli artisti di oggi. Una trasfigurazione e personificazione delle varie forme colori dell’isola sorvolata dai trimotori bombardanti e una geometrizzazione del cielo così velocizzato dai continui voli sopraggiungenti caratterizzazione dei punti colpiti e dei fumi con le sagome spettralizzate delle bombe distruggono qualsiasi possibile accusa di fotografismo centuplicano le velocità sparanti e colpenti e caricano di spiritualità micidiale volitiva e matematica apparecchi e paesaggio tenendo sempre vive nel quadro le altezze e le masse d’aria». Nel presentare la mostra del futurismo italiano ospitata nel padiglione russo alla Biennale veneziana del 1936, dove il dipinto era esposto, ancora Marinetti (p. 18) aveva annunciato “aeropitture impressionistiche documentarie, aeropitture trasfigurate astratte, aeropitture cosmiche, paesaggi inventati e spiritualizzati, immagini letterarie espresse plasticamente e arte sacra futurista”. In questo contesto, il dipinto sarà quindi esposto alla mostra promossa a Berlino dal Ministero della Cultura Popolare e allestita a cura della Biennale di Venezia al palazzo dell’Accademia Prussiana della Arti Figurative inaugurata il 28 ottobre nel sedicesimo anniversario della marcia su Roma, salutato da una grande attenzione della stampa veronese: «[Ambrosi] espone due opere: “Sensazione continuativa d’ammaraggio a Napoli” e “Aerovita”, quadri già conosciuti dalla stampa e dalla critica di Budapest, Amsterdam, Rotterdam, dove furono esposti in unione ai maggiori artisti d’avanguardia» (Il pittore Ambrosi espone a Berlino, “Corriere Padano”, 9 ottobre 1937). Alla successiva Biennale del ‘42, quando i principi dell’Aeropittura erano stati ormai codificati, il dipinto sarà presentato nel padiglione della Regia aeronautica alla mostra delle Opere ispirate alla guerra.
La busta riservata all’autore conservata alla Fototeca dell’Archivio Storico della Biennale veneziana conserva un’immagine che porta sul verso la scritta autografa “A.G. Ambrosi, Aerovita” e mostra un’altra redazione del dipinto, con variazioni nella disposizione delle figure e una più ampio apertura sul paesaggio, visto dall’alto e con la presenza di numerosi aerei da caccia sullo sfondo.
De Grassi, Massimo, Schede, in "Ricorda e Splendi". Catalogo delle opere d'arte dell'Università degli Studi di Trieste, Trieste 2024