Civis romanus sum, scultura, Rendic Ivan, XIX/ XX

Oggetto
scultura
Soggetto
imperatore Nerone
Autore
Rendic Ivan (1849/ 1932)
Cronologia
1890 ca. - 1910 ca.
Misure
cm - altezza 90, larghezza 61.5, profondità 30
Codice scheda
OA_135652
Collocazione
Trieste (TS)
Università degli Studi di Trieste
smaTs
Iscrizioni

Il busto in marmo bianco dovrebbe raffigurare uno degli imperatori romani più noti, Nerone, dall'intensa espressione. È rappresentato con una corona di alloro sulla testa, simbolo di vittoria e potere imperiale, e indossa una tunica. Sopra la tunica è presente una corazza decorata con motivi elaborati. Un mantello – o una clamide – drappeggiato sulla spalla sinistra aggiunge un ulteriore elemento di regalità alla figura. Il busto di Rendic, dallo stile realistico e attento ai dettagli del volto e dell'abbigliamento, si configura come una riproduzione moderna ispirata ai ritratti classici di Nerone, mantenendo l'accuratezza storica e l'attenzione al dettaglio tipica delle opere originali.

Il marmo mostra a grandezza naturale un imperatore romano, che può con una certa approssimazione essere identificato con Nerone, laureato e raffigurato a busto intero, fregiato da una pettorina loricata preziosamente decorata e da un mantello virtuosamente attorcigliato intorno alla spalla sinistra tagliata secondo il modello del “busto animato” di berniniana memoria.
Attualmente collocata nel corridoio del rettorato, la scultura proviene dall’edificio C11, dove era stata depositata in data non precisata. Per quanto l’opera non sia firmata né datata, i suoi tratti stilistici ed esecutivi fanno pensare allo scultore croato Ivan Rendić, molto attivo a Trieste tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento. La minuziosa descrizione della corona d’alloro e del panneggio, gli occhi con la pupilla scavata per rendere più espressivo il volto sono tutti elementi che riconducono alla maturità dell’artista e che trovano puntuale riscontro in molti altri suoi lavori.
In particolare, le opere con cui i confronti si fanno più stringenti risalgono ai primissimi anni del Novecento, come il busto di Gaj Bulat per il cimitero di Spalato, il cui gesso è datato 1901 e che riprende la tipologia usata per l’imperatore in esame, compreso il panneggio che scende fino sotto alla cintola. Non dissimile il busto Goich per l’omonimo mausoleo del cimitero di Sant’Anna a Trieste, realizzato l’anno successivo, o quello coevo di Ivo Kalister per la tomba omonima (D. Kečkemet, Ivan Rendic. život i djelo, Supetar, [s.e.], 1969, pp. 374-376). Per tutte le opere il confronto rimane valido anche per quanto riguarda le modalità di enucleazione dei tratti somatici, pressoché identiche alla scultura in esame, compreso il profondo aggrottarsi delle ciglia per evidenziare un carattere fiero e volitivo.
Ovviamente, trattandosi di ritratti, il naturalismo è più attento e penetrante, ma rimane identico l’approccio minuziosamente descrittivo alle parti accessorie.
Se i confronti con la ritrattista possono diventare fuorvianti, anche i raffronti con opere di carattere allegorico più o meno coeve, cui il busto in esame sembra in qualche modo appartenere, sembrano corroborare l’attribuzione a Rendić. In particolare paiono piuttosto stringenti i rapporti con la Fede della tomba della famiglia Katalinic di Spalato. Ancora una volta un busto ‘parlante’ e tagliato sotto la cintola, e soprattutto, ancora una volta un identico modo di evidenziare i lineamenti del volto, pur di fronte a figure molto diverse tra loro. Quanto basta per poter confermare l’autografia dello scultore croato e una datazione prossima ai primissimi anni del Novecento. Resta comunque un mistero la provenienza della statua, che per materiale e dimensioni (e conseguente impegno finanziario) non era certo frutto di improvvisazione o di un puro esercizio dell’artista.
Il basamento in marmo nero reca incisa la celebre frase Civis romanus sum, sono cittadino romano, ripetuta da molti personaggi storici per far valere i privilegi loro concessi dall’essere cittadini romani, primo tra tutti il diritto di essere giudicati con le leggi di Roma anche nei tribunali delle province. Se l’effigiato fosse effettivamente Nerone, la frase potrebbe essere legata all’episodio che aveva visto Paolo di Tarso, cittadino romano accusato nella sua terra, trasportato a Roma per essere giudicato dall’imperatore, che all’epoca era appunto Nerone.

BIBLIOGRAFIA

De Grassi, Massimo, Schede, in "Ricorda e Splendi". Catalogo delle opere d'arte dell'Università degli Studi di Trieste, Trieste 2024