tabernacolo, ambito veneto, XVII

Oggetto
tabernacolo a tempietto
Ambito culturale
ambito veneto
Cronologia
1620
Misure
cm - altezza 195, larghezza 85, profondità 65
Codice scheda
OA_3774
Collocazione
Gemona del Friuli (UD)
Palazzo Elti
Museo civico di Gemona
Iscrizioni

Il tabernacolo ligneo, a base esagonale, è formato da due corpi, ciascuno dei quali presenta facce a vista scandite da colonnine tortili con capitelli corinzi, coronamento a balaustra; la specchiatura centrale con profili scuri e ostia raggiata funge da portella, nelle nicchie laterali del primo e secondo registro sono collocate quattro statuette di santi. Nel corpo superiore era posta, nella nicchia ora vuota, la Madonna col bambino (distrutti o sottratti); gli angeli con i simboli della passione di Cristo sporgenti dalla balaustra (conservati separatamente in sacrestia e inseriti nuovamente dopo l’intervento di restauro); al centro un teschio sul quale si innalza la croce ora spezzata. Un’altra croce è posta sulla sommità del corpo superiore concluso da una cupola ribassata a otto spicchi. Ciascuna figura, alta 24 cm e poggiante su un piccolo piedestallo, appare accuratamente scolpita in suo ogni particolare. Nel registro inferiore entrambe le figure reggono un libro, in quello superiore il santo frate a sinistra ha una croce, il quarto (danneggiato) è privo di attributi.

Stando a Baldissera (1889, p.16), questo “bellissimo” tabernacolo barocco, proveniente dalla chiesa della SS. Trinità, demolita nel 1808 a seguito della soppressione napoleonica del convento dei frati Minori Cappuccini al quale era annessa, è stato scolpito (ma non specifica la fonte da cui ha attinto i dati) nel 1620 da un frate bassanese. Sulla base di un documento manoscritto conservato nell'archivio dei cappuccini di Mestre, reso noto da padre Redento D’Alano (1976, p. 97), in data 20 aprile 1677 il superiore dei cappuccini di Gemona, padre Deodato da Udine scrive, a proposito della chiesa gemonese della SS. Trinità che: “gli altari della chiesa furono fatti dai nostri P.P. fabricceri et confratelli”. Se l’esecuzione dell’altare è avvenuta all’interno della comunità dei cappuccini, da intendersi non solo del Friuli ma allargata al Veneto, è verosimile che anche il tabernacolo, come afferma Baldissera, sia riconducibile a tale ambito. Recuperato dopo il terremoto del 1976 in pessimo stato di conservazione dalle macerie della chiesa, con il corpo superiore in frammenti e le statuette mutili (scheda n. 1009A della Soprintendenza di Udine), il tabernacolo delle Grazie è stato sottoposto a restauro nel laboratorio del Centro regionale di Villa Manin di Passariano.

BIBLIOGRAFIA

Capolavori salvati, Capolavori salvati. Arte sacra 1976-2006. Trent'anni di restauri, Udine 2006

Clonfero G., Gemona del Friuli, Udine 1974

Baldissera V., Da Gemona a Venzone. Guida storico artistica, Gemona del Friuli (UD) 1891

Baldissera V., Cronichetta della Chiesa e fu convento di S. Maria delle Grazie di Gemona, Gemona del Friuli (UD) 1889