in basso a destra: A. ORELL/ NOV 1931
Veduta dei tetti d'ardesia di Genova da un piano di osservazione rialzato (Palazzo Rosso).
Questo dipinto, firmato e datato, si colloca nell'ambito della produzione di Argio Orell degli anni '30 e mostra quale evoluzione abbia subito nel tempo il suo fare artistico, per quanto attiene l'attività di pittore. In questa veduta cittadina, dove l'artista predilige un punto di osservazione rialzato che permette di scorgere un'immagine insolita della città di Genova, trovano conferma alcuni dei presupposti formali che si erano delineati già dalla sua formazione giovanile. Nel rappresentare Genova vista dall'alto, Orell applica infatti al paesaggio, o meglio alla veduta urbana, quel sottile linearismo che diventerà prerogativa costante del suo fare artistico e che, pur tendendo all'appiattimento formale, secondo quella che rimane una lezione tipicamente Jugendstil, va indugiando progressivamente con perferzionismo quasi lenticolare sul dettaglio. La visione dei tetti della città offre in questo senso alla linea sinuosa ed inquieta dell'artista le più varie declinazioni, si piega, si contorce, va zigzagando e creando spigoli ed angoli inaspettati ed improvvisi e diventa la maglia attraverso la quale si dipana anche la ricerca e l'adesione novecentista del triestino, comprenetrando come caratteristica costante le tematiche e i soggetti dei suoi quadri e attenuandosi solo di fronte alle richieste ed esigenze della committenza bene. Da questo punto di vista il dipinto in questione afferisce senz'altro con tali prerogative stilistiche all'esperienza novecentista di Orell e il linearismo attraverso il quale viene orchestrata la rappresentazione non manca di produrre quella suggestione da sogno e quell'idea di sospesa divagazione che evidentemente la vista di Genova, dorata dal sole e allo stesso tempo fredda, quanto l'azzurro del suo mare, suscita in lui. Orell rimane senz'altro un artista per la comprensione delle cui opere risulta fondamentale l'esperienza e i contatti giovanili. L'artista infatti, pur accostandosi ai filoni della ricerca artistica contemporanea rimane fedele nel tempo al sostrato culturale che ne ha determinato la formazione e sulla cui scia opererà nel corso di una vita intera. Fondamentali risultano dunque per comprenderne appieno l'opera il soggiorno-studio trascorso a Monaco all'età di soli diciott'anni alla Meisterklasse di Franz von Stuck, l'assidua frequentazione e in parte forzata convivenza al confino con Vito Timmel, durante la Prima Guerra Mondiale, mediatrice della conoscenza del contorto ed irrequieto linearismo di Egon Schiele e di Klimt, con tutte le sue connotazioni cerebrali e psicologiche. Su queste conoscenze si imposteranno tutte le successive sperimentazioni del triestino, pur non ostacolandone l'aggiornamento culturale. Di questo soggetto Orell eseguì due opere, la prima si trova al Museo Revoltella ed è datata 1931, la seconda corrisponde al dipinto in questione.
Delbello P., Orell Illustratore, Trieste 1993
Micoli Pasino N., Il pittore triestino Argio Orell, in Arte in Friuli Arte a Trieste, Udine 1993
Esposizione Orell, Esposizione di alcune opere del pittore triestino Argio Orell, Bergamo 1931
Esposizione Orell, Esposizione di alcune opere del pittore triestino Argio Orell, Roma 1930