Candele in riva al mare, dipinto, Tomea Fiorenzo, XX

Oggetto
dipinto
Soggetto
paesaggio marino con candele
Autore
Tomea Fiorenzo (1910/ 1960)
Cronologia
1950 post - 1953 ante
Misure
cm - altezza 45, larghezza 60
Codice scheda
OA_53980
Collocazione
Trieste (TS)
Università degli Studi di Trieste
smaTs. Sistema museale dell'ateneo di Trieste. Mostra 1953-1954
Iscrizioni

Candele spente simili a colonne di un edificio in rovina, caratterizzate da diversi gradi di consumazione, scandiscono la profondità di una spiaggia tanto ampia da ridurre il mare a una sottile riga increspata dalle onde.

All’Esposizione nazionale di pittura italiana contemporanea allestita nell’aula magna dell’ateneo triestino nel 1953, Fiorenzo Tomea aveva presentato Solitudine, un dipinto del 1949 che ripercorreva una tematica, quella dello scheletro in meditazione, affrontata a più riprese negli anni precedenti, sin dal dipinto di analogo titolo del 1937. Il quadro, oggi in una collezione privata di Milano, verrà in seguito presentato a numerose sue esposizioni, anche successive alla sua morte (cfr. Fiorenzo Tomea, catalogo della mostra di Ferrara, Palazzo dei Diamanti 8 dicembre 1989 – 4 febbraio, a cura di M. L. Tomea Gavazzoli, pp. 47, 135). Solitudine era stato uno dei dipinti scelti per l’acquisto da parte dell’ateneo, che dopo aver ricevuto la richiesta d’acquisto da parte del Rettore, chiederà di poter sostituire l’opera esposta in quell’occasione, con una tela più recente, Candele in riva al mare, di dimensioni inferiori e mai presentata in pubblico in precedenza, una richiesta che sarà prontamente accolta anche se purtroppo la documentazione d’archivio non consente di capire le regioni della scelta dell’artista (AUT, Busta 59, fasc. corrispondenza).
Di certo le candele facevano da molto tempo dell’universo poetico dell’autore, sin dalla seconda metà degli anni trenta, quando aveva cominciato a dipingerle insieme alle maschere in ambientazioni quasi metafisiche che diventeranno una delle cifre più riconoscibili della sua opera: “le candele di Tomea appariranno un giorno, nella storia dell’arte, una clausola poeticamente definita, così come le bottiglie di Morandi […] il parallelismo di un mestiere-intelletto anche al di là delle fascinose cento versioni di quel soggetto: sfuggendo all’inerzia di un’espressione atipica, ogni itinerario pittorico del cadorino si condensa piuttosto in una maniera singolare che è tutta la sua autorità e tutta la sua misura” (Civello 1956, p. 23). Il dipinto in esame è stato riproposto al pubblico solo in occasione delle due recentissime mostre che hanno ripercorso le vicende della Esposizione nazionale di pittura italiana contemporanea del 1953.

BIBLIOGRAFIA

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