Sere di Carnia, dipinto, De Cillia Enrico, XX

Paesaggio montano in cui, al centro della composizione, vi sono due donne colte di spalle di fronte ad una casa. La donna a sinistra indossa una veste marrone sollevata sopra una gonna bianca; ha il capo coperto da un fazzoletto nero e porta sulle spalle un bastone con alle estremità due secchi. L'altra donna indossa una veste marrone e un fazzoletto nero. Sullo fondo vi sono le montagne e il cielo è delineato da pennellate dai toni del bianco e dell'azzurro che delimitano le sovrastanti nubi scure.

Per notizie biografiche cfr. OA 8098. Opera dalle tonalità orchestrate su gamme cromatiche particolarmente cupe, raffigura un paesaggio crepuscolare in cui si scorgono due portatrici carniche, di cui una sorregge sulle spalle un bastone con due secchi. La pennellata con cui è resa questa composizione, differisce leggermente dalle altre due opere dei Musei Provinciali, per essere più agitata, soprattutto nella resa del cielo corrusco di nuvole. Pare particolarmente evidente in questo caso, la volontà espressionista del pittore avvicinando il suo stile ai grandi maestri dell’espressionismo come il primo Van Gogh (cfr. Dalla Collezione al museo: opere scelta dalla pinacoteca De Cillia di Treppo Carnico, Trieste, 2002, p. 18-19). Il dipinto prese parte alla famosa esposizione che si tenne nel 1946 a Palazzo Attems, in seguito alla riapertura del museo come sede della pinacoteca. La mostra venne organizzata dal Comune in coincidenza con la fiera di Sant’Andrea ed ebbe il titolo di “Mostra dei pittori friulani”. Ad essa parteciparono i principali artisti friulani di quel periodo, tra cui appunto De Cillia, Anzil, Zigaina, Rapuzzi, Coceani, Tavagnacco, insieme ai goriziani Crali, Cenisi, de Finetti, Trevisan Gianandrea, Sartori. Questa esposizione fu molto apprezzata in città e terminò con un convegno in cui vennero messi in luce i contrasti che animavano l’arte del dopoguerra.