Parure costituita da una collana con pendente a croce e da orecchini a fuso, realizzati con rete di capelli e oro 8 K.
I gioielli sentimentali sono ornamenti di vario genere accomunati dal fatto che il loro pregio non risiede nelle preziosità dei materiali impiegati ma nel valore sentimentale che viene a loro attribuito. Tra questi vi sono i gioielli donati come pegno d’amore o d’amicizia, che di solito portano incise parole, motti (per lo più in francese, come amour, souvenir, etc.) e date (di fidanzamento o altro). Vi è una iconografia pertinente a questo tipo di oggetti, già ben consolidata agli inizi dell’Ottocento e poi via via sempre più banalizzata e standardizzata, come ad esempio cuori, Cupidi, mani intrecciate. Alcuni di questi gioielli possono racchiudere ricordi del donatore, ritratti o ciocche di capelli. Ritratti (o, più tardi, fotografie) e capelli sono componenti di prammatica dell’altro grande gruppo di gioielli sentimentali, quelli fatti confezionare e indossati in memoria di una persona amata defunta, veri e propri reliquari della religione dei sentimenti e della famiglia, che presso la classe borghese andò sostituendo durante il secolo XIX la religiosità più autentica. Il genere più comune è il medaglione, con piccola teca nella parte posteriore oppure a due valve per custodire un ritratto e una ciocca di capelli. Un altro tipo di gioielli sentimentali sono quelli confezionati con capelli umani, impiegando varie tecniche, dalla pressatura alla tessitura, dalla rete alla maglia. In un primo tempo furono usati come semplice fondo o cornice di medaglioni. In epoca neoclassica divenne di moda impiegarli per riprodurre le fronde dei salici piangenti nelle scene con figure dolenti presso tombe o are, che adornavano pendenti, spille, anelli e fermagli fin dalla metà del secolo XVIII e poi soprattutto negli anni del Romanticismo. Non di rado costituirono la struttura stessa del gioiello. Sorse quindi un artigianato specializzato in questa lavorazione e furono pubblicati manuali con consigli per la confezione casalinga, che garantiva l’uso di capelli appartenuti davvero alla persona che si voleva ricordare, contro il rischio che i laboratori professionali impiegassero capelli acquistati (specie nei conventi), perché di qualità più malleabile e resistente. Ornamenti di questo tipo erano diffusissimi come documentano le fonti letterarie. Se pochi si sono conservati, lo si deve soprattutto allo scarso valore intrinseco e alla deperibilità del materiale usato, oltre che al radicato mutamento di mentalità e di sensibilità nei confronti della morte. La parure in esame presenta notevoli affinità con esemplari conservati in musei austriaci e tedeschi e si collega a una produzione piuttosto corrente. Per la somiglianza con una collana dello Stadtmuseum di Monaco di Baviera (inv. n. A 79/153) e con una dello Steiermärkisches Museum Joanneum di Graz (inv. n. 21.282), si propone una datazione tra il 1820 e il 1830 (M. Malni Pascoletti, 1989, p. 72).
Malni Pascoletti M., Schede, in Ori e tesori d'Europa. Mille anni di oreficeria nel Friuli-Venezia Giulia, Milano 1992
Malni Pascoletti M., Aureo Ottocento. La collezione di gioielli dei Musei Provinciali di Gorizia, Udine 1989
Egger E., Generations of Jewelry. From the 15th to the 20th Century, West Chester 1988
Kramer D./ Pickl-Herk H., Aus des Sammlungen des Steiermärkischen Landesmuseums Joanneum. Schmuck, Trautenfels 1986
Rothmüller H., Schmuck und Juwelen, München 1985
Marquardt B., Schmuck. Klassizismus und Biedermeier 1780-1850. Deutschland, Österreich, Schweiz, München 1983
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d'Allemagne H.R., Les accessoires du costume et du mobilier depuis le XVIIIe jusqu’au milieu du XIX siècle, Paris 1928, 3 voll.
Vever H., La bijouterie française au XIXe siècle. (1800-1900), Paris 1906-1908, 3 voll.