manipolo, manifattura veneziana, XIII

Oggetto
manipolo
Ambito culturale
manifattura veneziana
Cronologia
1275 - 1299
Misure
cm - larghezza 16, lunghezza 110
Codice scheda
T_36903
Collocazione
Udine (UD)
Museo del Duomo-Cattedrale di Udine
Museo del Duomo di Udine. Raccolta del Beato Bertrando

Il manipolo è costituito da un solo pezzo di sciamito, a cui si uniscono due piccoli frammenti triangolari. La decorazione si presenta su un fondo color blu-viola: entro una cornice rigata di colore viola, rosa, bianco, definita da una fascetta dorata con un motivo a spina di pesce, alternato nell'orientamento con una rigatura viola-bianco-rosa, si evidenzia lo svolgersi di una serie di rombi formati da una catena a maglie romboidali, ognuna delle quali racchiude il motivo di una rosa a otto petali, nei punti di tangenza si contrappongono due gigli. Lungo i lati corti sono presenti frange di seta color bianco, rosso e verde. Sul retro è foderato con taffetas di colore blu-grigio.

Il manipolo, insieme ad altri manufatti, fa parte del corredo funerario del beato Bertrando (1260-1350) e, come alcuni di essi, attribuito ad un periodo in cui il Patriarca era ancora in vita. Sappiamo dai documenti degli agiografi del periodo che, in relazione al culto del beato, voluta dal suo successore Nicolò di Lussemburgo, vi fu una prima esumazione del corpo del Bertrando già nel 1351. In tale occasione vennero mantenuti i parati con cui era rivestito il corpo. Successive traslazioni, finalizzate al culto, hanno probabilmente comportato l'aggiunta o il ricambio di vesti, in particolare della pianeta, come pure la sottrazione di alcune parti dei tessuti, a scopo di reliquie, per esempio del lenzuolo che era il tessuto che copriva il corpo e il sarcofago quindi quello a più diretto contatto con l'esterno. Con l'ultima esumazione nel 1756 tutti i paramenti esposti furono tolti dal sarcofago e dal corpo del Bertrando che fu rivestito con i paramenti settecenteschi donati dal Patriarca Daniele Delfino, come figurano nell'attuale sarcofago nella cappella di San Giuseppe. La datazione proposta si basa sulle caratteristiche stilistiche (impostazione semplice e geometrica), sulla presenza dell'argento membranaceo (il genere è stato confermato durante il restauro) e sulla probabile notevole altezza della pezza intuibile dal tipo di disegno. L'elemento che più appare ancora legato alla tradizione iconografica orientale è il motivo decorativo della rosa a otto petali, paragonabile al fior di loto, motivo già presente a Venezia. Il manufatto viene quindi attribuito a manifattura veneziana, ma non si esclude possa trattarsi di un prodotto lucchese, poichè in quel periodo Lucca è tra le città più rinomate per l'attività tessile. La prima ipotesi tuttavia trova sostegno in considerazione alla collocazione dell'oggetto e al fatto che con il 1265 viene riformato lo Statuto dell'Arte dei Samiteri (tessitori di sciamiti), e quindi tale tipo di stoffe poteva essere realizzato nella città lagunare. Tra gli esemplari simili in collezione privata veneziana di area bizantina lo sciamito esposto a Monaco nel 1996 al Bayerisches National Museum. Questo riscontro è utile a comprendere le differenze tra le due aree, la bizantina include il fiore nel tipico motivo-impostazione ad rotellas. L'esemplare di Venezia e quello di Udine sono estranei a tale impostazione e rimandano a raffigurazioni architettoniche di matrice medievale (frontoni di pietra, cornici), adatte tra l'altro a un manufatto che doveva probabilmente essere destinato a bordura nell'arredamento. Si presume perciò che il manipolo sia stato confezionato con una bordura sia per il tipo di disegno sia per le dimensioni (in particolare per l'altezza presunta), considerando inoltre che lo sciamito era la tipologia più frequente per la realizzazione di oggetti con tale destinazione d'uso.

BIBLIOGRAFIA

Bertone M.B., I tessili dei Patriarchi. Paramenti sacri dal XIII al XX secolo nella Cattedrale di santa Maria Annunziata, Tolmezzo (UD) 2016

Davanzo Poli D., Schede, in Tessuti e tessitura in Friuli, Udine 1986