Cesti in vimini
Contenitori leggeri, economici, funzionali, i cesti, di diverse dimensioni, ma sempre a base circolare o ovale, erano presenti in tutte le case contadine.
Solitamente erano di produzione domestica - e quindi destinati all’autoconsumo - oppure potevano essere acquistati da ambulanti, che si rifornivano nel territorio della pedemontana pordenonese, in particolare nelle valli d’Arzino e Tramontina (ma in questo caso i manufatti erano costituiti dall’intreccio di rametti di nocciolo).
I tempi richiesti per la realizzazione di un cesto di medie dimensioni da parte di un artigiano con una certa esperienza -esclusi la ricerca, il taglio e la selezione dei rami adatti- raggiungevano le sette-otto ore, che però potevano aumentare se si voleva conferire al contenitore qualche elemento decorativo in più (come potevano essere, ad esempio, un intreccio particolare o l’effetto cromatico chiaro/scuro data dall’alternanza nell’intreccio di rametti decorticati e non).
I cesti avevano molteplici funzioni: alcuni, non molto grandi, erano usati principalmente per trasportare il pranzo dei contadini al lavoro nei campi, altri, di dimensioni più importanti, erano invece adoperati dalle donne per il trasporto del bucato al lavatoio. Funzione non meno importante delle altre era costituita dal trasporto dei bozzoli dei bachi da seta in filanda.
Come per altri tipi di oggetto, la diffusione di più comodi ed economici contenitori di produzione industriale, avvenuta principalmente con il boom economico degli anni Sessanta del secolo scorso, causò la fine dell’utilizzo dei cesti di vimini, divenuti all’improvviso scomodi ed antieconomici (per l’ingente quantità di tempo che la loro costruzione richiedeva).