La storica collezione ornitologica del conte Oddo Arrigoni

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La storica collezione ornitologica del conte Oddo Arrigoni degli Oddi

Al Museo di storia naturale di Pordenone è conservata la collezione ornitologica costituita dal conte Oddo Arrigoni degli Oddi (1832-1907), che per diletto si occupava di studi ornitologici, oltre ad avere interessi nei campi della politica, delle tecnologie agrarie e dei problemi sanitari.

La collezione comprende circa cinquecento esemplari di uccelli conservati all’interno delle vetrine originali e provenienti principalmente da paesi tropicali, ma di essi solo duecentoventi sono stati catalogati nel 2019 con uno specifico progetto, in quanto gli altri sono montati in composizioni “artistiche” in stile vittoriano e non possono essere agevolmente spostati e fotografati, senza rischiare di danneggiarli.
Il conte Oddo Arrigoni degli Oddi partecipò a congressi scientifici e produsse una decina di scritti accademici, oltre ad iniziare nel 1866 una Storia dell’Ornitologia, il cui primo capitolo venne inserito dal figlio Ettore Arrigoni degli Oddi (1867–1952), ritenuto il fondatore della moderna Ornitologia italiana, nella sua opera Atlante Ornitologico del 1902.
Ettore Arrigoni degli Oddi viene considerato il padre dell'Ornitologia in Italia in quanto racchiude in sé le caratteristiche di uomo di scienza:
raccoglieva personalmente esemplari in natura, ma frequentava anche con regolarità i mercati di uccelli del Veneto in cerca di specie non ancora descritte; coltivava rapporti con colleghi ornitologi italiani e stranieri tramite una rete di corrispondenze; possedeva una mentalità scientifica dimostrata anche dalla sua decisione di donare la collezione “patria” di Uccelli per la costituzione a Roma di un Museo di storia naturale nazionale, però mai costruito; attualmente tale collezione è custodita nel Museo civico di zoologia della Capitale.
Il contributo più importante rimane comunque il fatto che le sue ricerche hanno portato poi alla pubblicazione del suo Atlante degli Uccelli Europei, un'opera omnicomprensiva.
La collezione ora a Pordenone si trovava nella villa di Ca’ Oddo a Monselice, conservata in diverse vetrine. Una delle figlie di Ettore sposò un membro della famiglia Ruffo di Calabria, il quale decise di disfarsi della villa e della collezione nel 1965; il fattore, intuendo l’importanza scientifica di tale raccolta, decise di metterla in vendita e per una fortunata combinazione un dipendente del Museo di Pordenone lo venne a sapere, avvisando il Direttore Marco Tonon, che riuscì ad acquistarla.
Le vetrine originali contenenti gli esemplari sono esposte al secondo piano del Museo, all’interno di una sala in cui è stato ricostruito lo studio di Oddo, così come viene descritto nel suo diario da Vittorio Dal Nero (1862–1948), famoso tassidermista e primo direttore del Museo di storia naturale di Verona, che si recò a casa del Conte nel 1893.

Storicamente le collezioni naturalistiche nascono in epoca rinascimentale, quando gli studiosi iniziano a raccogliere e studiare i campioni provenienti dalle esplorazioni del mondo; nel Settecento e nell'Ottocento si affermano sempre di più i criteri scientifici assieme ad un sistema tassonomico condiviso e agli strumenti per studiare i reperti raccolti.
Raccogliere esemplari in natura e conservarli nelle collezioni permetteva di conoscere la grande varietà di specie presenti sulla Terra.
In Italia sono presenti diverse collezioni Ornitologiche importanti: quella del Museo di zoologia Pietro Doderlein di Palermo comprende circa 1700 esemplari, principalmente specie presenti in Sicilia e anche altre estinte sull'isola.
Nel Museo di scienze naturali di Torino è presente una importante collezione ornitologica, ampliata e organizzata tra fine Ottocento e inizio Novecento dal famoso ornitologo Tommaso Salvadori (1835–1923), al quale sono state dedicate varie specie di Uccelli.
Al Museo civico di zoologia di Roma è invece conservata la collezione di Ettore Arrigoni degli Oddi, mentre alcune pelli appartenenti a tale collezione si trovano nel Museo di Pordenone.

Nella collezione di Oddo degli Oddi sono presenti degli esemplari degni di nota. Un esemplare di Pionus menstruus reichenowi, il pappagallo testablu, risalente al 1838, riguardo al quale il determinatore scrive sul cartellino che non presenta la macchia rossa alla gola. In realtà la sottospecie reichenowi è priva della macchia rossa, ma è stata descritta solo nel 1884 da Ferdinand Heine (1809–1894), famoso naturalista tedesco, ovvero oltre 40 anni dopo la cattura dell’esemplare presente nella collezione. In più il preparato ha importanza anche in relazione al luogo di provenienza, la Costa Rica, in quanto in letteratura riporta che questa specie ha iniziato a colonizzare tale Stato solo nel corso del XX secolo, ma la cattura dell’esemplare della collezione dimostra che esso era già presente nel Paese nei primi decenni del 1800.
Il Nestor meridionalis, detto anche kaka, un pappagallo neozelandese di grandi dimensioni, che attualmente è considerato a rischio di estinzione in quanto è scomparso da parte del suo areale originario.
Lo Ptilinopus rarotongensis, la tortora beccafrutta delle Cook, attualmente considerato vulnerabile per via della perdita dell’habitat, che è un uccello endemico delle Isole Cook nell’Oceano Pacifico e quindi l’esemplare proviene da una località piuttosto remota ed è curioso che sia entrato a far parte della collezione.
L'Eremomela icteropygialis, l'eremomela di Salvadori, è un piccolo uccello che è stato dedicato all'importante ornitologo italiano.
Particolare importanza rivestono anche gli esemplari di uccelli del Paradiso, in quanto, come per gli esemplari australiani presenti nella collezione storica, il loro commercio oggi non è consentito dalle leggi internazionali.
Una curiosità sulle Paradisee, come ricorda anche il nome scientifico della Paradisaea apoda, riguarda il fatto che anticamente i naturalisti europei ritenevano che fossero incapaci di posarsi perché privi di zampe; tale equivoco era originato dal fatto che le poche pelli che arrivavano in Occidente dalle spedizioni commerciali o esplorative erano state private delle zampe durante la preparazione.

Al momento attuale non esiste una bibliografia sulla figura del Conte Oddo e neppure sulla sua collezione: essa non era mai stata studiata prima del suo ingresso nel Museo di storia naturale di Pordenone. Negli anni Novanta del Novecento è stata fatta una prima ricognizione della collezione, a cui è seguito nei primi anni del nuovo secolo un lavoro di incrocio di dati storici e revisione degli esemplari con l'immissione in rete delle schede e delle immagini fotografiche nel 2019.