L'orso delle caverne: i fossili del Museo Civico di Storia

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L'orso delle caverne: i fossili del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste

L’orso delle caverne (Ursus spelaeus Rosenmuller & Heinroth, 1794) è una specie che si è diffusa in Europa durante il Pleistocene medio e superiore. I resti di questo animale sono abbondanti in tutta la regione alpina.

È caratterizzato da un cranio massiccio e da dimensioni maggiori delle più grandi razze attuali di orso bruno, quali il grizzly ed il kodiak. La fronte pronunciata rende il cranio morfologicamente diverso da quello di un orso bruno europeo e lo fa assomigliare al grande kodiak nordamericano. Il peso stimato dei maschi di questo grande plantigrado alpino si aggirava attorno 600-1000 kg. I maschi erano più grandi e robusti delle femmine.

La dentatura è quella tipica di animali onnivori, ma la sua dieta era diventata prevalentemente vegetale. La riduzione dei premolari e una particolare usura dei denti confermano questa teoria. Questo animale presenta inoltre una superficie occlusale dei molari ingrandita, per favorire la funzione masticatoria nella triturazione dei vegetali. L’abbondanza di reperti fossili trovati nelle grotte alpine è dovuta a decessi avvenuti durante il letargo.

L’ambiente di vita tipico era costituito da boschi radi, intervallati da radure ricche di vegetazione erbacea. Il clima doveva essere temperato e comunque più caldo dell’attuale se popolazioni di orsi si rifugiavano in caverne che si trovano a 2.500-2.800 metri di altitudine come quella delle Conturines  (Parco Naturale Fanes-Senes-Braies – BZ) e del Sulzfluch (Alpi Rätikon, al confine tra Austria e Svizzera). Durante l’ultimo evento glaciale, una volta denominato Würm, ci sarebbero quindi  stati diversi interstadi caldi, durante i quali l’orso avrebbe utilizzato come rifugio queste grotte d’alta quota, circondate al tempo da vegetazione arborea ed arbustiva, ma ora inospitali. Reperti fossili pertinenti al plantigrado sono stati trovati anche in cavità carsiche a bassa quota come la Caverna Pocala, il cui ingresso è a 135 metri s.l.m., ed in altre grotte friulane e dei Monti Berici (Vicenza).
Alla fine dell’ultimo periodo glaciale (circa 12.500 anni fa) l’orso speleo si estingue assieme ad altri grandi animali. Sono state formulate molte teorie sulla causa di queste estinzioni, come la perdita dell’habitat per i cambiamenti climatici, oppure una eccessiva predazione venatoria da parte dell’uomo della pietra, ma una risposta valida non è ancora stata trovata; probabilmente ciò è avvenuto per un insieme di fattori, che ha reso impossibile la sopravvivenza di questi animali.

Carlo Marchesetti (Trieste 1850-1926), all’epoca direttore del Civico Museo di Storia naturale, nelle sue “relazioni sugli scavi preistorici”, condotti negli anni 1904 e 1905, riporta che in una caverna di non difficile accesso (Caverna Pocala a Duino Aurisina), con un antro spazioso lungo oltre 110 metri, furono trovati numerosissimi resti scheletrici di orso delle caverne, come in nessun altra caverna del Carso triestino. I resti di scheletri trovati in due campagne di scavo sono riferibili a 294 esemplari, per lo più di “colossali dimensioni”. In numero molto minore furono trovati anche resti di altri animali quali uro, leone delle caverne, iena, lupo e cervo.
Completa queste sue brevi relazioni affermando che è stato esplorato solo un piccolo tratto della grotta e auspica di poter continuare l’esplorazione di questo importante sito paleontologico.

Negli scavi condotti da Carlo Marchesetti nel 1904-1905 furono scoperti, oltre a una rilevante quantità di resti di Ursus spelaeus, ossa fossili di Phantera leo spelaea, il leone delle caverne, e di Canis lupus, il lupo preistorico. 

I reperti oggetto della catalogazione sono conservati presso il Museo Civico di Storia Naturale di Trieste.