SITO PLURISTRATIFICATO, secc. I-XX d.C.

Oggetto
SITO PLURISTRATIFICATO
Localizzazione
Aquileia (UD) Braida Murada
Cronologia
secc. I-XX d.C.
Indagini di scavo
Soprintendenza - 1930/00/00-1940/00/00
Soprintendenza - 1968/00/00-1969/00/00
Soprintendenza - 1922/00/00-1987/00/00
accordo congiunto tra Soprintendenza BA-FVG e Università degli studi di Udine - 2002/05/00-2012/09/21
Codice scheda
SI_576

Nell'area sono presenti resti di varie epoche: a N le mura a saliente, probabilmente di epoca bizantina; a NE i resti del teatro, identificati parzialmente da L. Bertacchi (I sec. ) e ora (dal 2015) in corso di scavo da parte dell'Università di Padova. Nella metà meridionale della Braida murada si ipotizza il percorso delle strade EO ('decumani') che delimitavano, a N e a S, le c.d. Grandi Terme, l'edificio pubblico tardoantico meglio noto grazie agli scavi del '900 e tuttora in corso (secc. IV-V d.C.). Il 'decumano' sud corre in parte sotto l'attuale Via 24 Maggio. Al IV secolo si data anche l'ampliamento delle mura, che, dotate di torri, porte e avancorpi, inglobarono il settore sud-ovest della città con le terme pubbliche e l'anfiteatro: le mura hanno un tratto rettilineo che discende dalla zona del circo e poi piegano verso SE; attualmente sono visibili chiaramente dal microrilievo e con le prospezioni geofisiche.

Tranne pochi materiali residui (ceramica) ci mancano dati sull'eventuale occupazione del sito in età repubblicana e imperiale; sappiamo soltanto che doveva essere un'area suburbana all'esterno delle mura repubblicane (nel settore NE sembra che fosse collocato il teatro, contiguo alle mura più antiche). La cinta muraria venne ampliata nel IV secolo, nell'ambito della ristrutturazione di età costantiniana che diede ad Aquileia un nuovo volto. Insieme a quest'opera, nel settore meridionale, fu realizzato un massiccio lavoro di sbancamento per posare le fondazioni delle c.d. Grandi Terme, un edificio pubblico di circa 2,5 ha di superficie complessiva. Le Terme continuarono a vivere almeno fino alla metà del V secolo e forse anche oltre, sia pure probabilmente danneggiate durante l'assedio attilano. Tra VI e VII secolo, da quanto è emerso lungo il lato sud del complesso, risultano defunzionalizzate e, sebbene ancora in piedi, parzialmente occupate da abitazioni in materiali deperibili di piccoli nuclei familiari dediti forse ad attività agricole e artigianali e che seppellivano i loro morti al di fuori dei muri dell'impianto termale, ancora sentiti come limiti. A N delle Terme, probabilmente durante il periodo della guerra greco-gotica (VI secolo), furono costruite le mura a saliente, in cui forse furono reimpiegati materiali dagli edifici monumentali vicini, comprese le Terme, le cui vasche, in parte spogliate, diventarono progressivamente grandi discariche di elementi architettonici e scultorei da utilizzare come materiale edilizio. Probabilmente, sempre in questo periodo, furono avviati gli scassi per depredare le condutture idrauliche in metallo e l'edificio, fortemente compromesso e non più soggetto a manutenzione, cominciò a degradarsi fino all'inizio dei crolli delle coperture a volta, che segnarono il definitivo abbandono del complesso costantiniano. Per il lungo periodo fra l'VIII secolo e il XII secolo abbiamo scarse notizie: probabilmente i crolli e i riempimenti delle vasche diventarono cave a cielo aperto di materiale edilizio e sede di calcàre per la produzione di calce. Sulla base dei dati di scavo nel settore meridionale del sito, verso Via 24 Maggio, sappiamo che, a partire dal XIII secolo, fu avviata un'opera di sistematica e rapida spoliazione di tutti i muri delle Terme fino alle fondazioni. Nell'estremo angolo SO, addossata ad una torre delle mura tardoantiche, fu costruita la chiesa di San Siro (forse già dal 1219) e la piazzetta antistante divenne il Forum Novum Aquileiense, il nuovo centro commerciale del neonato Comune di Aquileia. Quanto restava delle Terme crollate fu spianato, le vasche riempite e gran parte dell'area fu destinata a scopi agricoli e recintata con un muro; con materiale di reimpiego furono costruite case, anche di un certo livello qualitativo, e rustici, che sono riprodotte, con il medesimo orientamento delle precedenti terme, nelle piante del 1693 e del 1735 (forse derivate da fonti più antiche). La località assunse il nome di Montòn e gli atti notarili registrano, per il periodo fra XIII e XV secolo, i nomi di alcuni proprietari di case "in Montono". Di probabile età tardomedievale (è posteriore al crollo delle volte delle Grandi Terme), ma di datazione incerta, è il complesso di piccoli ambienti a pianta rettangolare o curvilinea realizzato al di sopra del Tepidarium e messo in luce negli anni 2002-2003: i muretti, a secco, sono composti di conci ottenuti frammentando i blocchi di volta delle Terme, in calcestruzzo misto a pomice; probabilmente si tratta di recinti per animali o per attrezzi non documentati nelle piante note. Nel XV secolo sembra comparire il nome di "braida" per definire i campi coltivati compresi nel sito e nel secolo successivo ha inizio anche una nuova trasformazione della zona, legata anche alla decadenza della Chiesa di S. Siro (che è dichiarata pericolante nel 1570). Se la pianta fatta eseguire dal conte di Concina (di discussa datazione) riproduce effettivamente la situazione della fine del XVII-inizi del XVIII secolo, è evidente che nel 1739 (pianta di G.D. Bertoli) le case coloniche non esistevano più e l'area risulta una serie di campi coltivati, apparentemente senza recinzione; gli unici resti più antichi disegnati sono lunghi tratti delle mura tardoantiche e l'indicazione di un "Muro con terrapieno con forte del antica Aquileia" (n. 12). Nelle piante ottocentesche (Baubela, 1864 e Majonica, 1893) scompaiono anche le mura urbiche tardoantiche (ma la forma dei campi verso N riproduce per la prima volta l'andamento delle mura a salienti) e diventa invece leggibile il muro della Braida (il toponimo Braida murada è stato usato soprattutto nel '900), che forse, nel corso del tempo, era stato esteso ad inglobare la cappella di S. Rocco. Occupata da varie coltivazioni, fra cui anche estesi vigneti, così appariva la Braida murada quando nel 1922 uno scasso fortuito per l'impianto di una vite permise l'identificazione delle Grandi Terme.

BIBLIOGRAFIA

Rubinich M., Dalle ‘Grandi Terme’ alla ‘Braida Murada’: storie di una trasformazione, in L’architettura privata ad Aquileia in età romana, Atti del Convegno di studio (Padova 21-22 febbraio 2011) (Antenor Quaderni, 24), Padova 2012

Rubinich M., New technologies for the ‘Great Baths’ of Aquileia: results and perspectives (Paper 10), in Proceedings of the 1st Workshop, Aquileia, Italy, May 02, 2011, Aachen 2011, XV, 12