TRACCE DI FREQUENTAZIONE, cultura musteriana

Oggetto
TRACCE DI FREQUENTAZIONE - stazione preistorica
Denominazione
Grotta dei Ciclami
Localizzazione
Monrupino (TS) Fernetti
Cronologia
Mesolitico - Età del Bronzo
Ambito Culturale
cultura musteriana, cultura dei Vasi a Coppa, periodo protostorico
Indagini di scavo
- 1925/00/00
Societa Alpina delle Giulie - 1959/00/00-1962/00/00
Codice scheda
SI_730

La grotta dei Ciclami (VG 2433) ha restituito, come tante altre grotte del Carso, una lunga testimonianza di frequentazione, che nel caso specifico va dal Mesolitico all’epoca romana. Essa si apre in una piccola pseudo-dolina di crollo alle pendici del Monte Orsario. L’imbocco della caverna è rivolto a nord; la cavità è lunga 27 metri e aveva una larghezza massima, prima dei lavori, di 6 metri. L’entrata è piuttosto scoscesa e il suolo è ricoperto di detriti, dovuti al crollo di una volta. La cavità ha un andamento orizzontale. Venne indagata per la prima volta da R. Battaglia, che nel 1926 eseguì uno “scasso… presso la svolta del corridoio” (BATTAGLIA 1927). I pochi materiali da lui trovati lo portarono ad includere la grotta fra le cavità neolitiche, probabilmente per via di una ciotola/tazza a profilo inflesso schiacciato e ansa a nastro con lati concavi, impostata fra orlo e spalla, da lui accostata ad altri pezzi di ceramica fine; tuttavia, il reperto non trova che una datazione generica all’Eneolitico o al Bronzo antico. Gli scavi effettuati da F. Legnani e F. Stradi della Società Alpina delle Giulie negli anni 1959-1961 portarono alla luce una sequenza stratigrafica molto criticata, ma importante perché documenta senza interruzioni lo sviluppo locale per un lungo periodo. Recenti revisioni hanno comunque permesso di appurare che - contrariamente a quanto sostenuto in precedenza - l'affidabilità della sequenza stratigrafica è decisamente buona nella parte bassa del deposito (tagli 8 e 7), meno nei livelli sovrastanti (GILLI, MONTAGNARI KOKELJ 1992). Il taglio 9 restituì un fondo di focolaio e dell’industria mesolitica, prevalentemente piccoli grattatoi su calotta e raschiatoi: il livello mesolitico non sarebbe stato però ulteriormente indagato nelle successive campagne di scavo, perciò l'unica documentazione rimane quella edita da Legnani e Stradi. Venendo ai tagli superiori, si può dire che nel taglio 8 prevalgono i recipienti profondi a pareti convesse e bocca ristretta, come i piatti troncoconici e le scodelle carenate. Il taglio 7 vede una cesura abbastanza brusca, con solo 4 recipienti profondi a pareti convesse e bocca ristretta con orlo semplice, mentre iniziano a fare la loro comparsa i recipienti profondi a profilo inflesso e, soprattutto, i recipienti profondi a pareti rientranti e orlo distinto passante a collo verticale. Continuano, tuttavia, le scodelle carenate. In questo livello emergono le scodelle e il recipiente con alto collo dritto a bocca quadrata. L’industria litica di questi livelli trova riscontri comuni nel Neolitico del Carso triestino. Una punta peduncolata foliata potrebbe invece essere più tarda. Dallo strato 6 una grande quantità di materiali risulta essere senza indicazioni di stratigrafia. Tenendo presente il rinvenimento di elementi chiaramente riconducibili a Lubiana e Cetina, i livelli sino al taglio 3 documentano aspetti del Neolitico tardo sino al Bronzo antico. Ma già nel taglio 3 inizia la presenza di ceramica dei castellieri, come i vasi profondi ad orlo estroflesso, i cordoni lisci e i vasi profondi a pareti cilindriche. Questa commistione prosegue nel taglio 2 per esaurirsi nel taglio 1, dove la ceramica dei castellieri del tardo Bronzo e del Ferro si fa preponderante.

Tutti i tipi che attualmente costituiscono il Gruppo dei Vasi a Coppa (recipienti profondi a bocca ristretta e pareti rientranti, grandi scodelle carenate, piatti troncoconici, scodelle convesse e vasi a quattro gambe) sono ben rappresentati nei Ciclami. Il gruppo, preso nel suo complesso, rimanda chiaramente all’area dalmata della Cultura di Danilo. Da questa grotta vengono due delle datazioni per il Carso di questa fase del Neolitico (6290±130 e 6300±60 non cal BP). Sembra, comunque, che tra lo strato 8 e lo strato 7 ci sia uno smorzarsi dei contatti con Danilo e un intensificarsi dei contatti con l’Italia settentrionale, fenomeno testimoniato anche qui dalla presenza di tre frammenti di vasi a bocca quadrata, che si inseriscono nella grande problematica del ruolo del Carso in questa fase. Proprio nello strato 7 sembra avvenire il passaggio tra Neolitico e Eneolitico. Poco chiaro rimane l’inquadramento del tardo Neolitico e di parte dell’Eneolitico, Alla luce degli studi più recenti, è possibile intravedere contatti più stabili anche con le regioni ad est e le relative culture inserite in questo scorcio di tempo. Fuori taglio, è stato trovato un vaso a profilo convesso con ansa subcutanea alla massima espansione e con scanalature verticali: questo recipiente è una forma tipica dei complessi Nakovan. Nei Ciclami sono i materiali provenienti dall’ambito culturale di Lubiana, quindi dalla Slovenia, ad offrire i migliori termini di confronto: due esemplari di coppe su piede (che potrebbero risalire ad un fase antica di questo orizzonte), decorate ad incisione una e l’altra a cordicella, oltre a numerosi recipienti a collo, con o senza ansa a nastro impostata fra collo e spalla. Sono tuttavia presenti anche recipienti simili, ma con orlo marcatamente svasato, ansa a nastro e decorazione a incisione, che sembrano piuttosto rimandare alla Cultura di Cetina della Croazia. A contesti austro-ungheresi (Cultura di Gata-Wieselburg) farebbe pensare un esemplare di vaso biconico, inquadrabile nel Bronzo antico. Alcuni boccali e delle anse a profilo angolato rimandano all’ambito di Polada del Bronzo antico, anche se, forse, le anse a gomito locali potrebbero essere una forma iniziale, che prelude all’espansione a piastra tipica del periodo dei Castellieri. La datazione ottenuta nello strato 4 (416050) sembrerebbe forse un po’ alta. Come in alte cavità, dal Bronzo medio all’Età del Ferro la ceramica tende a diminuire proporzionalmente rispetto alle fasi precedenti, ma rientra nei tipi usati dalle popolazioni dei Castellieri. Purtroppo, sono scarsi i dati relativi all’industria litica, del resto presente solo in pochi frammenti, sia neolitica che più recente.

BIBLIOGRAFIA

Montagnari Kokelj E., La caverna dei Ciclami (Monrupino, Trieste), in Guide Archeologiche, Trieste 1996, n. 4

Gilli E./ Montagnari Kokelj E., La grotta dei Ciclami nel Carso triestino (materiale degli scavi 1959-1961), in Atti della Società per la Preistoria e la Protostoria della regione Friuli Venezia Giulia, Trieste 1993, VII

Legnani F., La caverna dei Ciclami nel Carso Triestino. Studio paleoclimatologico del riempimento., in Atti e memorie Commissione grotte "Eugenio Boegan", Trieste 1967, VII

Legnani F./ Stradi F., Gli scavi nella caverna cei Ciclami nel Carso triestino, in Atti IIPP, Trieste 1963, VII

Legnani F., La caverna dei Ciclami (comunicazione preliminare sui risultati raggiunti nelle campagne di scavo 1959, 1960, 1961), in Alpi Giulie, Trieste 1961-1962, n. 56