Grotte archeologiche del Carso triestino

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Grotte archeologiche del Carso triestino

Nel Carso triestino si contano oltre 300 cavità, oltre la metà delle quali presenta tracce di frequentazione umana, dal Paleolitico fino al Medioevo.

Sin dagli ultimi decenni del XIX secolo si è registrato un grande interesse da parte di studiosi e gruppi speleologici verso questi siti: ricognizioni, scoperte e scavi archeologici hanno prodotto una cospicua mole di informazioni sulle grotte e sui ripari dell'area. Questi dati, costantemente elaborati e aggiornati dai ricercatori, vanno via via affinando le conoscenze sull'antico popolamento dell'altipiano e sulle modalità di sfruttamento delle sue risorse.

Nel SIRPAC è documentata una serie di siti, con i relativi reperti, tra i più esemplificativi dell'area, come - ad esempio - la grotta Cotariova, presso Sgonico, nella quale è stato riconosciuto un antico luogo di stabulazione di greggi di caprovini, o come la grotta dell'Orso, a Gabrovizza, di facile accessibilità, dove sono stati rinvenuti numerosi manufatti di provenienza non locale, preziosa fonte di informazioni sugli spostamenti dei gruppi umani - forse pastori - che frequentarono questi luoghi dal Neolitico al Bronzo antico.
Di particolare rilievo anche la grotta del Mitreo di Duino (anch'essa visitabile), che conobbe la presenza umana dal Neolitico almeno all'età del Ferro, per poi ospitare, in età imperiale romana, un tempietto dedicato al dio Mithra.

Parallelamente alle schede di catalogo, uno strumento multimediale interattivo permette di esplorare virtualmente alcune di queste cavità e gli oggetti ritrovati al loro interno, sotto la guida d'eccezione di Carlo Marchesetti, figura di massimo rilievo negli studi di pre-protostoria del Caput Adriae a cavallo tra XIX e XX secolo.

Per approfondire: