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La documentazione fotografica conservata al museo di Aquileia rivela il ritrovamento nella p.c. 77, presso la sponda destra del Natissa, di un sistema ad anfore su due file parallele. Esse erano collocate in posizione verticale, con il puntale rivolto verso il basso, l'una accanto all'altra. Una fila conservava il corpo fino al collo, mentre nell'altra i contenitori risultavano tagliati a livello del ventre, forse perché intaccati dai lavori agricoli. Lo spazio intermedio era probabilmente costipato con anfore frammentarie.
L'opera sembra da collegare con il vicino percorso stradale diretto al mare: doveva essere funzionale a migliorare la stabilità del terreno, consolidandolo attraverso l'aumento della aerazione che consentiva di mantenere lo strato superficiale più asciutto. Sulla base delle immagini fotografiche scattate durante lo scavo, le anfore utilizzate si possono assegnare alla variante più tarda dei contenitori cilindrici di produzione nordafricana (Keay 25 - variante Africana IIIC); questa attribuzione tipologica porta a datare l'evidenza tra la fine del IV e gli inizi del V sec. d.C.
Maggi P./ Oriolo F., Il suburbio aquileiese in età tardoimperiale: spunti di riflessione, in Aquileia Nostra, 2012-2013, LXXXIII-LXXXIV