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I sondaggi effettuati nel 1971 da Luisa Bertacchi nel Fondo Ritter a nord di Monastero, aprendo delle strette e lunghe trincee nord-sud in corrispondenza di cinque scoline, consentirono di mettere in evidenza limitate porzioni di diversi ambienti a carattere residenziale lungo la trincea n. 2 (40 metri a ovest della carrareccia che attraversa il podere). Per nove vani si possono ricostruire i livelli pavimentali, grazie a un recente studio basato sulla documentazione d'archivio. Si trattava in gran parte di pavimenti a grandi tessere fittili, uno dei quali copriva parzialmente un tessellato policromo. Quest'ultimo, noto da una fotografia, presentava una complessa composizione ortogonale di ottagoni adiacenti ed era bordato da una treccia a due capi policroma su fondo scuro. Altri tessellati erano presenti in altri due ambienti: uno era una semplice stesura monocroma bianca con tessere disposte a filari paralleli e obliqui, contornata da una fascia nera; l'altro, dall'ornato non identificabile, si estendeva sopra a murature più antiche. A nord di questa serie quasi continua di evidenze vennero alla luce, a una distanza di circa 35 metri, strutture fra loro ortogonali riferibili ad ulteriori due stanze adiacenti, una delle quali forse era un corridoio.
Gli ambienti riconosciuti dovevano far parte di uno o più edifici a destinazione residenziale, di cui, vista la modalità di scavo adottata e la limitatezza delle superfici indagate, sfugge completamente l'organizzazione planimetrica, come anche il possibile legame con le strutture - caratterizzate dal medesimo orientamento - rilevate ad ovest (SI 1090) e ad est (SI 1091): non è chiaro, infatti, se si tratti di unità abitative separate o se le strutture appartenessero, almeno in parte, ad uno stesso complesso. La casa (o le case) sorgeva all'interno di un più ampio quartiere residenziale, che si estendeva nel suburbio nord-orientale della città lungo un asse viario diretto a nord-ovest (SI 829). Come testimoniato dalla sovrapposizione di alcuni livelli pavimentali, l'edificio fu interessato da più fasi edilizie, una delle quali si può datare al II secolo d.C. sulla base dell'inquadramento cronologico del mosaico policromo ornato con composizione di ottagoni.
Ghedini F./ Bueno M./ Novello M./ Rinaldi F., I pavimenti romani di Aquileia. Contesti, tecniche, repertorio decorativo. Catalogo e saggi (Antenor quaderni, 37), Padova 2017
Bertacchi L., Nuova pianta archeologica di Aquileia, Udine 2003