INSEDIAMENTO ABITATIVO, secc. I a.C. - II d.C.

Oggetto
INSEDIAMENTO ABITATIVO - tracce di insediamento
Denominazione
cd. palazzo d'Attila
Localizzazione
Duino Aurisina (TS) Villaggio Del Pescatore
Cronologia
secc. I a.C. - II d.C.
Codice scheda
SI_874

Il sito si articola su tre livelli lungo il pendio del rilievo carsico (come già notato da A. Puschi: "le rovine che in realtà sembrano di un castello si propendono sulle falde ripide del colle, dal lato del mare. Sul quale l’edificio sembra posto su tre piani, in larghezza prospettando il mare…"). L'articolazione su 3 livelli era determinata dalla realizzazione di 3 anterides, delle sostruzioni costituite da due o più bracci paralleli alla costa, lunghi almeno 35 m, a definire la basis villae. La porzione conservata (realizzata in opera cementizia con nucleo in scaglie di calcare immerse in malta molto tenace, e rivestimenti in blocchi di pietra calcarea con facciata regolare) è caratterizzata da un braccio a picco sulla scogliera, dotato da contrafforti - erismae - larghi 2 m e lunghi 3.5 m, con una "luce" di ca. 5 m. Nel corso del Progetto Interreg "I siti costieri dell'Alto Adriatico" ne sono stati evidenziati 3 nella porzione O, probabilmente non realizzati direttamente sulla roccia, ma su un basamento. Il più occidentale costituisce il contrafforte angolare che, seguendo il profilo del Boccatino Vecchio, è in parte crollato. Su questo lato è stato anche identificato un sentiero realizzato tagliando la roccia, che conduceva verso il mare e a fonti di acqua potabile. In questo punto la tradizione colloca anche la presenza di anelli di ferro o piombo infissi nel calcare, citati anche da Kandler (Kandler, Sforzi 1842). Questo settore della struttura misura fino a 2 m di altezza e mostra fori di ponte nella faccia a vista. Si tratta della seconda sostruzione (larga 1 m ca.) parallela alla prima e che arretra rispetto ad essa di circa 2.5 m. A questa si appoggia una struttura perpendicolare (a ca. 7 m verso S-E), superante di un metro l’allineamento della prima struttura di sostruzione. Essa presenta una pietra d’angolo, sulla quale è stato individuato un incasso laterale di dubbia interpretazione. Oltre questo angolo, la struttura di sostruzione riprende lo stesso allineamento della struttura retrostante. Si definisce così un vano collegato a valle con il primo paramento, mentre a monte un varco nella seconda struttura di sostruzione conduceva al livello superiore, sul quale si articola il vero complesso abitativo. Un lacerto di opera cementizia che eccede rispetto allo spessore della testata della seconda sostruzione potrebbe essere identificata come l'unica testimonianza al momento del terzo terrazzo del complesso, definito da strutture a doppio paramento di 0.60 m di spessore. Nell'area centrale del terzo livello è un lacerto di pavimentazione in cementizio a base fittile, costituito da una gettata in opera cementizia lisciata con malta più fine (la lorica ex calce et harena). Sotto di esso c'è uno spazio vuoto riempito di materiale e profondo fino almeno a - 1.02 m dal piano di calpestio. Su questa superficie è stata documentata la presenza di frammenti di intonaco dipinto su incannucciata. A questo forse si riferisce la descrizione fattaci da R. Burton, che intorno al 1880 visitò il sito: “I blocchi di rovine sopra la scogliera, a circa 80 piedi, sono costruzioni medievali e una cavità, ora chiusa da spazzatura, si suppone che sia la volta di una chiesa…”. Dei vani limitrofi purtroppo non si conoscono molti dati a causa del danneggiamento provocato da scavi irregolari negli anni '70. Dalle note relative a tali interventi si deduce la presenza di tessere di mosaico in bianco e nero (8 bianche, 28 nere; rinvenute nei magazzini della Soprintendenza ed ivi consegnate da A. Schmid). Alcune tessere di mosaico in calcare bianco si trovano sporadicamente ancora in occasione della pulizia avvenuta nel corso del recente Progetto Interreg.

Il sito è da identificare come parte di un più vasto complesso residenziale di cui fa parte, probabilmente, anche il sito limitrofo di Casa Pahor (SI 873, UT 159 A della Banca dati "I siti costieri dell'alto Adriatico: indagini topografiche a terra e a mare"). Si tratta verosimilmente di un complesso residenziale su più livelli, affacciato sulla Val Catino. Il terrazzo più basso doveva giungere fino alla riva e costituiva, insieme al secondo, delle sostruzioni che permettevano di gestire un dislivello di oltre 10 m, con chiaro intento di fondere le strutture edilizie con il paesaggio in posizione dominante. I vani residenziali si trovavano sul terzo livello, in posizione più elevata. Dalla pulizia eseguita nel corso del Progetto Interreg, le strutture sono state interpretate come anterides, articolate su due strutture parallele, lunghe oltre 35 metri, che definiscono l’estensione verso mare dell’intero complesso. Il complesso constava di un braccio (forse due, a strapiombo sul Boccatino Vecchio, attualmente non leggibile: criptoportico a 1 o 2 bracci?). Sul lato occidentale esisteva probabilmente un ingresso secondario, che sfruttava forse strutture lignee, vista la pendenza del "Boccatino Vecchio". A sostenere questa tesi vi è un sentiero tagliato nella roccia, che conduce verso il mare e fonti di acqua potabile, apparentemente utilizzate fino al secolo scorso (UT 172 A della Banca dati "I siti costieri dell'alto Adriatico: indagini topografiche a terra e a mare": Auriemma, Karinja 2008, p. 101). Nell'angolo O, la disposizione delle strutture superstiti lasciano ipotizzare che qui si trovasse, ipoteticamente, una zona di passaggio tra il portico/vano sottostante ed il terzo livello attraverso una rampa o scala collegata direttamente al Boccatino Vecchio (con la stessa soluzione sperimentata in area centro-italica, ad esempio a Settefinestre: Cavari, Sanguineti 1985). Del terzo livello, ove dovevano trovarsi i vani residenziali, rimane solo un lacerto di pavimentazione in cementizio su base fittile lisciato in superficie. Si può immaginare la presenza di un ulteriore piano di calpestio, sottostante il pavimento sopra descritto, in quota con la basis villae o, più semplicemente, una cisterna sottostante uno spazio scoperto, nel quale identificare un cortile o simili. All'esperienza centro-italica porta pure la tecnica costruttiva in cementizio ed opera isodoma, utilizzata per la realizzazione di strutture con funzione statica (Tempio di Giove Anxur a Terracina, Tempio di Ercole a Tivoli): Auriemma, Karinja 2008, p. 101.

BIBLIOGRAFIA

Auriemma R./ Degrassi V./ Donat P./ Gaddi D./ Mauro S./ Oriolo F./ Riccobono D., Terre di mare: paesaggi costieri dal Timavo alla penisola muggesana, in Terre di mare. L'archeologia dei paesaggi costieri e le variazioni climatiche, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Trieste, 8-10 novembre 2007), Trieste - Pirano 2008

Degrassi A./ Ventura P., Le ville del "Lacus Timavi", in Tempus edax rerum, "Il tempo che divora ogni cosa" (Ovidio, Metamorfosi, 15, 234). Roma e il Timavo. Appunti di ricerca, Duino Aurisina 2001

Pichler R., Il castello di Duino, Trento 1882

Burton R.F., Le terme romane di Monfalcone (aqua dei et vitae), Monfalcone (GO) 1881(1992)

Kandler P./ Sforzi G., Esplorazioni di antichità nella città ed agro tergestino, Trieste 1842

Cavari F./ Sangineto A. B., Il basamento del corpo centrale: basis villae, in Settefinestre, una villa schiavistica nell’Etruria romana. II. La villa nelle sue parti, Modena 1985, II