INFRASTRUTTURA IDRICA, periodo romano, età romana

Tra il 1976 e il 1977, in occasione degli scavi per la costruzione di un nuovo complesso residenziale nel rione di Borgo San Sergio, vennero alla luce i resti dell'acquedotto romano proveniente dalla Val Rosandra. Franca Maselli Scotti descrive in dettaglio il tratto del manufatto rinvenuto, che è stato evidenziato per una lunghezza di 216 metri a mezza costa di una piccola collina (quota 74 s.m.l.) situata sul versante orientale della Val Rosandra, a 3,2 km in linea d’aria dalla Fonte Oppia. Parzialmente scavata nel substrato marmoso-arenaceo, l'opera fu realizzata con blocchi irregolari di arenaria legati con malta; nella volta furono utilizzati anche frammenti laterizi. Il segmento era dotato di cinque pozzetti funzionali all'ispezione e pulizia del canale, posti ad una distanza variabile da 30 a 36 metri. La pendenza è stata calcolata di 1,1 per mille. Oggi i resti sono musealizzati: ne sono stati resi visibili due segmenti all'interno di un piccolo antiquarium e di una struttura a vetrate.

Si tratta di un segmento dell'acquedotto che assicurava il rifornimento idrico di Tergeste. Esso captava l'acqua dalla Fonte Oppia sotto il Monte Carso e, attraversando l'area dell'odierno paese Baqnoli, giungeva nella zona di Borgo San Sergio, dove correva a mezza costa di una piccola altura formando una curva attorno ad essa; da qui si dirigeva verso la città. Dell'infrastruttura sono noti altri tratti, tra cui un lungo segmento ben conservato e tuttora visibile nella parte iniziale della Val Rosandra, lungo la sponda sinistra del corso d'acqua (cfr. SI 1043, 1111, 1137, 1181-1182).