INSEDIAMENTO, periodo altomedievale, secc. XII-XIV d.C.

Oggetto
INSEDIAMENTO - castello
Denominazione
castello di Ahrensperg
Localizzazione
Pulfero (UD) Biacis
Cronologia
secc. XII-XIV d.C.
Ambito Culturale
periodo altomedievale, ambito feudale bassomedioevale
Indagini di scavo
Università degli Studi di Udine - 2003/00/00
Università degli Studi di Udine - 2005/00/00
Università degli Studi di Udine - 2009/06/00-2009/07/00
Università degli Studi di Udine - 2010/06/00-2010/08/00
Università degli Studi di Udine - 2011/09/00
Codice scheda
SI_695

A partire dal 2003 il Dipartimento di Storia e Tutela dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Udine, ha intrapreso indagini archeologiche funzionali all’individuazione dei resti castellani, anche in vista di una valorizzazione del sito. Le campagne 2003-2005 hanno interessato l’area antistante la chiesa dove sono state messe in luce varie strutture murarie, conservate in fondazione, tutte pertinenti al castello. Sono inoltre emersi i resti di un edificio composto da tre ambienti, posto in opera in data imprecisabile con l’uso di materiali provenienti dal castello, ed in uso almeno fino a XIX secolo. A partire dal 2009 le indagini hanno riguardato la propaggine nord-orientale del pianoro sul quale si articola l’intero complesso, suddivisa in due settori contigui denominati Saggio 1 e Saggio 2, ciascuno caratterizzato da emergenze architettoniche allo stato di rudere. Il Saggio 1 comprende i resti di una torre quadrangolare (misure alla base 3,30 x 3,40 m), conservata per l’equivalente di quattro piani di altezza, inerpicata lungo il declivio a nord, nonché la superficie immediatamente ad est di questa, delimitata dal perimetrale ovest dell’ambiente seminterrato pertinente al Saggio 2. Le indagini condotte tra il 2009 e il 2010 hanno privilegiato la fascia di terreno compresa tra la torre e l’ambiente seminterrato, con l’obiettivo di verificare eventuali rapporti tra le due strutture. Le evidenze stratigrafiche emerse sembrerebbero inquadrabili in tre diverse fasi cronologiche. La più antica risulta pertinente ad un’opera di sistemazione dell’intero pianoro in funzione probabilmente della costruzione stessa del fortilizio. Tale ipotesi sembrerebbe confermata dalla presenza di una struttura di contenimento costituita da bozze di pietra legate da argilla e malta che delimita il versante nord della collina compreso tra la torre e l’edificio seminterrato. Una fase successiva, che oblitera la struttura di contenimento, è costituita dalla presenza di livelli di terreno fortemente antropizzati, pertinenti ad una discarica di rifiuti che ha restituito numerosi frammenti ceramici ascrivibili ai secoli XIII e XIV, associati in particolare ad accessori in metallo funzionali all’abbigliamento e a bardature equestri. Ad un’ultima fase invece si può ricondurre una canaletta costituita da blocchi in pietra sagomati, posta in opera in appoggio al perimetrale ovest dell’edificio seminterrato. Nell’ottobre 2011, è stato possibile indagare anche l’interno della torre, nell’ambito di un intervento funzionale alla ristrutturazione e al consolidamento delle murature. L’area oggetto di scavo, limitata entro i quattro perimetrali del vano, misura 1,80 x 1,60 m. L’evidenza stratigrafica emersa è risultata fortemente compromessa da interventi di epoca recente che hanno asportato gran parte degli accumuli creatisi in seguito all’abbandono della struttura. Si è invece conservato un taglio dall’andamento parallelo al perimetrale nord, probabilmente riferibile alla trincea di fondazione del medesimo. A differenza degli altri tre lati, impostati direttamente sul banco di roccia, il muro nord risulta fondato su uno strato di argilla poco compatto che ha favorito l’inclinazione della struttura. Il livello appena descritto trova puntuale confronto con l’evidenza emersa all’esterno della torre. Vista la presenza, in giacitura secondaria, di frammenti di ceramica grezza inquadrabili tra il VI e VIII secolo d.C., sembrerebbe possibile riconoscere una fase di sistemazione dell’area a spese di depositi altomedievali presenti nel sito o nelle sue adiacenze. Con le campagne del 2009 e del 2010 si sono esaurite le indagini stratigrafiche nel vano seminterrato, evidenziando completamente l’andamento dei perimetrali ed esponendone i paramenti accessibili. Sono stati verificati i piani di imposta degli spiccati, ricavati dalla modellazione del banco naturale, nonché le apparecchiature murarie, laddove conservate. La struttura ha subito un pesante degrado connesso sia al crollo di gran parte degli alzati, sia al dissesto della muratura che delimitava l’ambiente verso nord, parzialmente scivolata verso valle per azione di uno smottamento. L’ipotetico piano di calpestio originario interno, ottenuto dal livellamento del substrato, non è distribuito su un piano omogeneo, come risulta evidente nella fascia sud del vano, sagomata a gradoni. Il superamento degli scarti di quota doveva essere subordinato alla presenza di strutture lignee o murarie perdute che contribuivano ad articolare gli ambienti e a consentirne al contempo l’accessibilità. A differenza di quanto finora descritto, è invece riconducibile ad un orizzonte cronologico più definito (entro la seconda metà del XIV secolo) l’innalzamento del piano di calpestio interno, realizzato mediante la stesura di un livello di tritume di cocciopesto, forse recuperato dalla demolizione di una precedente pavimentazione. All’evidenza appena descritta può essere ricondotta anche una breve rampa inclinata, costituita da bozze lapidee disposte di taglio in filari suborizzontali, messa in opera ai piedi della gradinata di accesso posta a ovest. Come già rilevato nella campagna del 2009, lo strato soprastante consisteva in un livello ricco di tracce di legno combusto, grumi di argilla cotta e numerosissimi piccoli chiodi in ferro a sezione quadrangolare. Il deposito, piuttosto incoerente e disomogeneo in superficie, è probabilmente riconducibile alla combustione di un assito di rivestimento del piano di calpestio. Residui carboniosi e tracce di bruciato sono risultati una costante per gran parte delle superfici riconosciute al di sopra del nuovo livello pavimentale, comparendo a più riprese in associazione o in alternanza a detriti o a strati di frequentazione dai quali provengono reperti riferibili a piena epoca medioevale. Lo scavo della fascia nord del saggio ha presentato peculiari problematiche interpretative e logistiche, legate principalmente alla posizione disagevole in prossimità della scarpata del rilievo, che ha condizionato le fasi di accumulo/erosione delle stratificazioni ivi presenti, modificandone lo stato di conservazione e la coerenza. In questo settore si sono concentrati con maggiore evidenza gli strati maceriosi che obliteravano tutto l’ambiente, sotto i quali sono stati individuate stratificazioni molto simili a quelle rilevate all’interno del corpo di fabbrica, ma sostanzialmente mutate nell’andamento e nell’omogeneità a causa del graduale smottamento verso valle legato al dissesto della muratura che conteneva l’ambiente verso nord. Infine, alcuni scassi emersi nell’area centrale, potrebbero rappresentare una indicazione di attività probabilmente legate al recupero di materiale edilizio, mentre gli accumuli che sono venuti alla luce al di sopra di queste potrebbero riferirsi ad una frequentazione sporadica o al definitivo abbandono della struttura, segnato più chiaramente dai crolli di intere murature documentati nel corso della campagna di indagine del 2009.

Il castello basso-medioevale di Ahrensperg rivestiva, assieme a quello “gemello” di Antro, nel contesto della situazione storica del Friuli patriarcale, in particolare nell’area geografica delle Valli del Natisone, una grande importanza per il controllo della viabilità in direzione dei valichi Alpini. Castello di origine e proprietà patriarcale, fu protagonista di numerose vicende, fino alla sua distruzione avvenuta presumibilmente nel 1364. Le indagini archeologiche effettuate nel sito hanno permesso di riconoscere una frequentazione dell’area di età alto-medioevale (V-VIII secolo d.C.) testimoniata da alcuni frammenti di ceramica comune grezza. Sono testimoniate, inoltre, alcune frequentazioni occasionali successive alla presunta distruzione del sito e inquadrabili non più tardi del XVI secolo d.C.

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