in alto al centro: PG
Il nome di Georg Pencz, assieme a quello dei fratelli Hans Sebald e Barthel Beham, come lui attivi a Norimberga, viene ricondotto a un gruppo di incisori tedeschi, denominato Kleinmeister (Piccoli Maestri), affermatosi pienamente dopo la morte di Dürer. La definizione, a partire dalla sua formulazione nella seconda metà del XVII secolo da parte dello storiografo d'arte Joachim von Sandrart, è stata usata senza alcun riferimento allo stile o alla qualità dei lavori, ma esclusivamente per indicare come la produzione di questi autori fosse caratterizzata prevalentemente da opere di formato ridotto. Le due stampe fanno parte della "Vita di Cristo", la serie con il maggior numero di stampe tra quelle realizzate da Georg Pencz. Costituita da ventiquattro bulini riferibili agli anni 1534-1535, illustra alcuni momenti della vicenda di Cristo a partire dalla “Natività”, l'unica stampa non numerata dall'autore, per terminare con la “Discesa dello Spirito Santo sugli apostoli”. La serie si distingue per il piccolo formato e la semplicità dell’impianto compositivo, caratteristiche di tanta produzione di Pencz. I personaggi, a figura intera e allineati in primo piano, occupano quasi tutto lo spazio in altezza della lastra; ispirati al mondo contadino e popolare, le loro azioni si traducono spesso in una gestualità enfatizzata che smorza la gravità e i toni solenni degli episodi, mentre il pathos si stempera in una dimensione di quotidianità. Tali caratteri risultano ben evidenti nella narrazione di questa parabola: Pencz sceglie il momento in cui il vignaiolo assume due lavoratori ai quali con la mano destra indica altri due operai già al lavoro, mentre con la sinistra, infilata nella borsa, allude al compenso finale, che nell'interpretazione della parabola è il Regno dei cieli. Gli accurati dettagli dell'abbigliamento e degli utensili rivelano sia la collocazione sociale dei personaggi sia l’osservazione attenta della realtà del suo tempo da parte dell'autore.
Bragaglia Venuti C., Schede, in Stampe del XV e del XVI secolo, Gorizia/ Torino 2011