in alto al centro: ELOGIA
in alto al centro: M. Ant. Coccius Sabellicus.
angolo superiore sinistro: 98
Storico e umanista, Paolo Giovio (Como 1483 Firenze 1552) è ancora oggi ricordato soprattutto per il suo straordinario "Museum" di Borgovico, nei pressi di Como, la cui costruzione era iniziata nel 1537. L'edificio, ispirato alle antiche ville romane descritte da Plinio il Giovane, era destinato ad ospitare la grande collezione di ritratti di uomini illustri, che arrivò a contare oltre quattrocento opere. Incentrata inizialmente sulle figure di celebri letterati, la collezione si allargò fino a comprendere anche uomini d'arme, statisti e sovrani. Quella di Giovio si caratterizzò per l'esatta somiglianza dei ritratti, che dovevano essere eseguiti dal vero o, nel caso dei personaggi del passato, ricavati da monete, medaglie e sculture autentiche. Tale esigenza documentaria, trovò ulteriore espressione nei brevi profili biografici, scritti su pergamena, collocati sotto ciascun ritratto. Si trattava di brevi composizioni, definite dallo stesso autore "Elogia", in cui venivano ricordati le imprese, i pregi e i difetti dei vari personaggi. Nonostante la grande importanza che le immagini rivestivano nel progetto gioviano, queste prime edizioni degli "Elogia" apparvero prive di illustrazioni. Solo nel 1569 venne inviato a Como il pittore e incisore basilese Tobias Stimmer per ricavare dai ritratti del museo gioviano una serie di disegni da utilizzare come modelli per le xilografie destinate a corredare una nuova versione dei due volumi di "Elogia". Proprio da queste prime edizioni illustrate, pubblicate a Basilea nel 1575 e nel 1577, provengono i quattro fogli in esame. Stimmer non si limitò a copiare i dipinti della collezione di Giovio, ma attinse anche ad altre fonti, concependo una serie di ritratti a mezzo busto, di tre quarti o di profilo, inseriti all'interno di elaborate cornici che, con le loro dimensioni e la sovraccarica decorazione, finiscono col predominare sulla figura stessa. La fantasiosa serie di personaggi e animali, tra cui turchi, guerrieri e indiani d'America, che si ripetono alternati nelle complesse strutture che inquadrano i ritratti, non sembrano avere alcun rapporto con gli effigiati, ma svolgono semplicemente una funzione decorativa. Il ritratto di Marcantonio Coccio apparteneva alla prima serie di immagini raccolte dallo storico comasco, dal momento che si trova citato già nella lettera scritta da Giovio ad Alfonso d'Este nel 1521.
Bragaglia Venuti C., Schede, in Stampe del XV e del XVI secolo, Gorizia/ Torino 2011