municipio di Gorizia, Gorizia

Localizzazione
Gorizia (GO)
Oggetto
palazzo
Denominazione
municipio di Gorizia
Altra denominazione
villa Attems Santa Croce, della Torre, Ritter de Zahony, palazzo Attems Santa Croce
Autore
Pacassi Nicolò (1716/ 1790) - attr.
Uso storico
residenza padronale
Uso attuale
uffici
Codice scheda
A_2316
Iscrizioni

La villa, sede dell’amministrazione comunale di Gorizia, si affaccia in piazza Municipio, nel centro storico della città. Planimetricamente l’edificio è riconducibile allo schema dei palazzi veneti costituiti da un salone centrale passante con a fianco quattro stanze per lato. Fa eccezione, invece, lo scalone posto in fondo alla sala in un volume a lui dedicato e sporgente da quello della villa. Lo scalone costituisce probabilmente l’unica parte superstite dell’opera di Pacassi ispiratosi quasi certamente al castello di Schlesheim a Salisburgo, opera dell’architetto Fischer von Erlach, anche se in questo caso lo scalone è inglobato nel corpo dell’edificio. Esternamente, questo elemento è murato al piano terra, mentre al primo piano è illuminato da una serie di finestroni arcuati. La facciata è il risultato della ristrutturazione voluta dai Ritter nel 1823 in stile neoclassico. Il fronte è molto lungo e basso ed è contraddistinto da un ampio timpano centrale in cui è stato collocato un orologio. La parte centrale è scandita da sei lesene con capitello ionico che terminano in corrispondenza del marcapiano posto al di sotto delle piccole finestre del sottotetto. Sull’asse principale della facciata si trovano il portale d’ingresso con arco a tutto sesto, dal quale si accede all’atrio passante, e la porta finestra arcuata con balcone del primo piano. Probabilmente il prospetto disegnato da Pacassi era diverso e più simile a quello della villa Attems di Piedimonte. Alcuni storici ipotizzano che la parte centrale fosse più alta, con le lesene che terminavano in corrispondenza del timpano, e che fosse affiancata da due ali laterali in un disegno armonico e dinamico. Attualmente il corpo centrale si presenta abbassato ed allineato alle ali, con l’inserimento del mezzanino sopra al piano nobile e di capitelli ionici sulle lesene. In tal modo sono venuti meno l’aspetto volumetrico dei corpi e l’effetto plastico, mentre si è accentuato in modo disarmonico lo sviluppo orizzontale dell’edificio. L’atrio del palazzo, coperto da volte a crociera, conduce ad alcune stanze laterali e allo scalone pacassiano. Al piano nobile si trovano numerose stanze di rappresentanza, conservate in ottimo stato, ognuna delle quali è caratterizzata da un colore che dà loro il nome. All’interno sono conservate delle stufe in maiolica, nonché arredi, dipinti e busti di pregio. La facciata retrostante del palazzo Attems Santa Croce è caratterizzata dalla loggia settecentesca del Pacassi, oggi chiusa da vetrate. Nel parco retrostante si possono apprezzare un tempietto circolare a otto colonne, la statua della Lupa Capitolina che allatta Romolo e Remo donata nel 1919, alcune sculture, nonché pregevoli e imponenti essenze arboree.

L’edificio viene costruito attorno al 1740 su un terreno di proprietà del ramo Santa Croce della famiglia Attems, secondo il progetto di Nicolò Pacassi. Il committente, il conte Antonio Ferdinando, affida l’incarico al noto architetto goriziano, già a servizio dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria a Schönbrunn. Non è chiaro se l’edificio sorge ex novo o su delle preesistenze; di certo quello pervenuto ad oggi è il risultato di un complesso rimaneggiamento avvenuto nel corso dell’Ottocento. L’edificio rimane di proprietà della casata degli Attems Santa Croce per quasi un secolo. L’immobile viene ampliato, anche se vengono mantenuti l’antico loggiato ad archi e lo scalone d’onore a due rampe. Annesso all’edificio si sviluppa un ampio parco che si estende nella parte retrostante il palazzo. Alla fine del Settecento il palazzo viene rilevato dai conti Della Torre e nel 1820 dai baroni Ritter de Zahony, famiglia di imprenditori che a Gorizia impianta i propri stabilimenti industriali. La proprietà passa successivamente al figlio Ettore Ritter de Zahony che lo tramanda ai suoi discendenti fino al 1907, quando viene acquistata dall’Amministrazione comunale che vi insedia la propria sede. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, vengono edificati dei corpi secondari, collocati lateralmente e in aderenza al palazzo principale.

Muratura portante intonacata, con elementi in pietra. Struttura di copertura in travi di legno e manto di copertura in coppi di laterizio.

BIBLIOGRAFIA

Ville venete, Ville venete: la Regione Friuli Venezia Giulia, Venezia 2005

Dove si trova