recto: 2° parete (sinistra) Piscina coperta / Piano rovescio 1 gruppo
Il lucido rappresenta tre tuffatori in tre diverse pose: un tuffatore pronto a lanciarsi dal podio con le braccia tese indietro e le gambe flesse, u n secondo si è lanciato braccia in avanti mentre il terzo flette le braccia per prepararsi all'impatto con l'acqua. Il disegno è fatto su carta quadrettata e i corpi sono ripartiti in vari pezzi numerati. Il gruppo dei tuffatori decora l'angolo che la lunga parete finestrata, posta di fronte all'ingresso, forma con quella di fondo, caratterizzata dal fregio a soggetto mitologico.
Il gruppo raffigura un gruppo di Tre tuffatori in tre posizioni successive: dalla preparazione dal trampolino, allo slancio, all'entrata in acqua. Si trovava nel registro inferiore della parete sinistra della piscina olimpionica, confinante con quella del grande fregio in posizione simmetrica ai tre gruppi di atleti, corridori e saltatori posti nella parete destra posta di fronte. Il gruppo di tuffatori schedato era sovrastato da altri tre tuffatori in posizioni differenziate. Questi stessi cartoni furono riutilizzati da Canevari non solo nelle pareti della piscina, ma anche nel VII riquadro del viale del Monolite, dove furono rappresentati tuffatori e nuota tori. La parete sinistra fu posta in lavorazione immediatamente dopo quella destra. La posizione in ombra delle figure giustifica ampiamente la richiesta di Canevari per un fondo omogeneo poiché le pareti laterali "saranno sempre un po' più scure perché d'angolo" (ASM, b. 70, part. 54, lettera d i A. Canevari a A. Baldini, Roma 17 febbraio 1935). I cartoni de l primo gruppo dei tuffatori fu infatti spedito il 12 febbraio 1937 senza il bozzetto a colori, che Baldini richiese espressamente fosse messo in relazione chiaroscurale con i cartoni al vero (b. 71, part. 108, lettera di A. Canevari a A. Baldini, Roma 12 febbraio 1937). Il 19 febbraio 1937 arrivò a Spilimbergo anche il secondo bozzetto di tre tuffatori per la parete sinistra (lettera del commissario a A. Canevari, Spilimbergo 19 febbraio 1937) e subito si iniziò la messa in opera delle figure secondo i criteri enunciati da Baldini nel carteggio (part. 109, lettera di A. Canevari a A. Baldini, Roma s. d. ma febbraio 1937). Riguardo alle tonalità degli smalti da usare, Canevari suggerì di utilizzare lo stesso metro della parete destra dividendo i gruppi di tre tuffatori in tre tonalità e tenendo più forti i toni delle figure in primo piano rispetto a quelle del secondo e terzo (part. 1 08, lettera di A. Canevari a A. Baldini, Roma 12 febbraio 1937). Le figure furono subito poste in lavorazione poiché la scuola si era organizzata per eseguire le figure in successione "senza interruzione e senza ritardo alcuno" (lettera del Commissario della Scuola a A. Cane vari, Spilimbergo 16 febbraio 1937). Baldini avvertì Canevari che la tecnica usata nel disegnar e i cartoni a chiaroscuro, "il tratteggio lungo di carbone" (lettera del Commissario a A. Canevari, Spilimbergo 22 febbraio 1 937) causava problemi a i disegnatori che dovevano trarre i fogli quadrettati dal cartone per il mosaico a rivoltatura. Infatti non sapevano come interpretare i contorni, perciò si consigliava Canevari di "stendere il carbone a masse, come una tinta". Si chiedeva se i contorni delle figure dovevano essere marcati come nei disegni già eseguiti o se "i cartoni debbano fondersi col massimo scuro delle masse concomitanti". Lo stesso Baldini scrisse a Canevari lamentandosi che i cartoni erano fatti in fretta e no n avevano i contorni definiti come i precedenti, per cui i disegnatori circoscrivevano le figure "con u n nastrino uniforme, cosa che a lei certamente non andrebbe" (lettera di A. Baldini a A. Canevari, Spilimbergo 24 febbraio 1937). Il tratto ora deciso ora sfumato lasciava la traduzione all'arbitrio degli esecutori. Canevari non rinunciò al carattere pittorico de i suoi cartoni, affermando che la linea di contorno evidentemente profilava tutte le figure e non intese cambiar tecnica. Cercò di adulare Baldini delegandogli l'interpretazione dei cartoni osservando che in questo caso " il mosaicista non è un operaio esecutore, ma un tecnico artista, ed il lavoro, quantunque in mosaico, deve conservare impronta pittorica" (lettera di A. Canevari ad A. Sussi, Roma 23 febbraio 1937). I contrasti con Canevari, che continuava a non fornire i bozzetti a colori, produssero una sospensione del lavoro poiché mentre si ponevano in lavorazione le seconde e terze figure del primo gruppo della parete sinistra, il capo applicatore avvertì che si sarebbero dovute schiarire le tinte delle figure della parete destra. Baldini ritenne opportuno cambiare le tonalità delle figure in lavorazione, ma di fronte all'ordine contradditorio di scurirle decise di sospendere i lavori in attesa di chiarimenti (lettera del Commissario Baldini, Spilimbergo 27 marzo 1937). Baldini chiese anche a Canevari di precisare meglio gli occhi dei tuffatori e imputò i ritardi alla mancanza del bozzetto a colori (lettera di A. Baldini a A. Canevari, spilimbergo 9 aprile 1937), fatto che rendeva problematico definire i toni di colore. Sorsero poi dei conflitti con l'O.N.B. per la contraddittorietà di quanto era stabilito e per i licenziamenti dei giovani apprendisti. Come al solito Cenvari fece orecchio da mercante delegando a Baldini la risoluzione di tutti i problemi ed affermando di aver già concordato di attenersi alle tonalità usate nella parete destra (lettera di A. Canevari a A. Baldini, Roma 12 aprile 1937).
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