recto e verso, in alto a destra: Il sogno
Due figure stilizzate ed abbozzate stanti in un interno, occupano tutto lo spazio in altezza
Il presente lavoro è legato al disegno "da un sogno a Oberlangen", di cui conservo una fotografia inserita nell'album che illustra la mia tesi di laurea "Dino Predonzani pittore (1914-1994): itinerario critico".
Oberlangen è stato uno dei campi di concentramento in cui fu rinchiuso il nostro.
Il disegno qui in esame si intitola "Il sogno" e presenta due figure giganti in uno spazio chiuso che le "contiene" a malapena.
Il disegno "da un sogno a Oberlangen", del primo marzo 1952, rappresenta due figure appena delineate molto alte in uno spazio in prospettiva, lungo, con una porta in fondo.
L'interpretazione è fornita dall'amica di Predonzani, Niny Rocco: "La sua opera d'oggi [1952] trae motivo da un sogno fatto in prigionia che precisò a lui stesso il suo proprio mondo pittorico. In una delle interminabili notti nordiche, disteso nella maleodorante baracca, sogna di una ampia stanza lunga e vuota, dai contorni precisi e geometrici. Il pavimento è di tavole gialline, segnate da una fuga di linee nere prospettiche e rivolte ad un'apertura di fondo attraverso la quale si intravede una luminosa spiaggia, fredda e deserta, tagliata da una striscia di mare azzurro. Nello squallore della stanza, tre immobili figure, allungate, diritte e statiche, come bianchi manichini. Era la trasfigurazione liberata, purificata, surreale della baracca di Sankt Bosten, col suo contenuto di cose, e di uomini doloranti e abbruttiti" (cfr. A. Coala, Niny Rocco, "Dino Predonzani", in "Umana", Trieste, 29 febbraio 1952); il racconto è riportato anche nel catalogo "Dino Predonzani" del 1984 con le parole dell'artista.