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Sullo stesso luogo prima che venisse realizzato il roccolo le catture avvenivano col vischio. Attorno al 1952-53 tre uccellatori allestirono con pali e frasche un roccolo posticcio, che dopo un paio d’anni venne condotto da una sola persona, Osvaldo Vecile, che utilizzava la licenza di un altro uccellatore. Gradualmente il roccolo venne trasformato in un impianto "vivo" facendo uso, considerata la quota, di piante di faggio per dare forma al tondo. Ad Osvaldo subentrò il figlio Alessandro, attuale proprietario. Quattro passate completavano l'impianto (ne è rimasta una divisa in due). Alla fine venne allestita una prodina, presente ancora oggi accanto a una legnola con la finalità di documentare strutture e modalità con cui l'uccellatore operava per catturare gli uccelli. Sommando roccolo, passate e prodina, le reti superavano i 250 m di lunghezza. Era considerato il "rocul dai montans", ovvero il roccolo delle peppole, essendo caratterizzato dal passaggio di questa specie di uccelli.