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La caldaia Steinmuller produceva il 90% del vapore, 150 t/h, alimentata per la maggior parte dal liscivio bisolfitico esausto proveniente dall’impianto cellulosa, e reso utilizzabile grazie all’impianto concentrazione liscivio. Il vapore poi giungeva al turbogeneratore “Franco Tosi” a contropressione che, sviluppata una potenza di 24 MW, permetteva al vapore di uscire dalla turbina a pressione ancora abbastanza alta per essere usato negli impianti.
L’edificio chiude a Est, assieme ai magazzini cellulosa, il grande piazzale antistante l’impianto caprolattame; è a pianta rettangolare irregolare, costituito da un corpo principale con una parte centrale più elevata disposta asimmetricamente, collocata su 1 e 2 livelli; e un corpo retrostante, più elevato, a 2 livelli, al quale è addossata, a Nord, la grande caldaia a vista; ha strutture orizzontali in c. a.; strutture verticali in muratura di mattoni e ossatura in c. a.; copertura piana in laterizio e c. a.. I prospetti, in mattone faccia a vista, sono percorsi da finestrature verticali, ritmate da fitti pilastri, al p. t. a tutta altezza, al p. 1 solo a coronamento. Il fronte principale, Ovest, è caratterizzato da un inserto quadrangolare in pietra, posto sopra l’ingresso, composto da ancora più fitti elementi verticali. La sala turbina, cuore della centrale, ha il pavimento in marmo rosso, e sulla controfacciata un pannello in ceramica di 9x2 m. opera di Angelo Biancini.