in basso a destra: E. Sambo
Ritratto di Carla Gigliola Mosettig, rappresentata in elegante abito da ballo rosa, mentre seduta su una poltrona, si riposa, piegandosi di lato e appoggiando la testa al bracciolo con un cuscino.
L'opera appartiene alla fase di progressiva transizione da parte dell'artista dalle peculiarità dell'immaginario simbolista alla poetica del Novecento Italiano, per la quale non gli saranno di riferimento i triestini che già vi avevano aderito, come Piero Marussig, ma una personale interpretazione dei connotati del nuovo movimento. Nel dipinto in questione Sambo raffigura la consorte, Carla Gigliola Mosettig, mentre ancora in abito da ballo, se ne sta seduta su una poltrona appoggiando il capo di lato al cuscino, posto sul poggiolo e trattenuto con le mani. La luce soffusa, la raffinata cromia, nella quale predominano i rosa e i gialli, creano un'atmosfera intima e delicata, nella quale risalta la grazia del momento colto dall'artista. Qui il passaggio al Novecento, pur avviato nel ritorno alla purezza e al nitore formale, appare già largamente definito nella connotazione personale che Sambo gli darà in seguito, rendendolo più reale, più narrativo e, nell'attenzione ai dettagli della moda, più suggestivo e raffinato. Questa adesione stilistica appare però ancora contaminata da una certa aura simbolista, nella ricerca di atmosfera, nell'inevitabile sensualità che connota l'immagine femminile e nella linea ondulata e sinuosa disegnata dal suo corpo elegante e sottile, colto nel breve momento del riposo. Sambo dovette compiacersi di quest'opera come di un'opera estremamente ben riuscita nell'intento di cogliere uno stato di grazia, e in effetti la conservò fino alla morte, quando venne destinata dagli eredi al lascito della Collezione della Provincia di Trieste.
Cataldi A.T., Edgardo Sambo, Trieste 1999, 1
Fasolato P., Donazione Sambo, Trieste 1989, maggio