Arnia turca, rilievo, Piazza Agostino, XX

Oggetto
rilievo
Soggetto
non figurativo: astratto
Autore
Piazza Agostino (1935/ 1981)
Cronologia
1973
Misure
cm - altezza 73, larghezza 72.5, profondità 17.5
Codice scheda
OA_28642
Collocazione
Mossa (GO)
Collezione privata Piazza Agostino
Iscrizioni

retro: Tino Piazza

retro in alto: AGOSTINO PIAZZA/ TIT/ ( ARNIA / TURCA)/ 1973

retro, scritto su un cartellino in alto: 29 - Arnia turca I -1973

retro: 2

Il rilievo, inserito in un contenitore di legno bianco coperto da un vetro, è l'unico della serie a essere dipinto di nero. È composto da piccoli motivi geometrici e cuneiformi, disposti gli uni accanto agli altri, alcuni elementi orizzontali sporgono dal fondo.

L'opera fa parte del ciclo dei rilievi plastici in gesso, che costituiscono secondo Toniato la ricerca artistica più importante di Piazza. Furono eseguiti nel periodo in cui Piazza fece parte del gruppo 2 x Go insieme ad Altieri, Mocchiutti, Monai, de Gironcoli, Doliach, Komel, Pecanac, Pergar, Jejcic, Medvescek, Volaric. Il nome significava due volte Gorizia vista nella componente italiana e in quella slovena (Nova Gorica). Tra il 1969 e i l 1973 il gruppo di artisti italiani e sloveni tentò un significativo esperimento culturale per superare i confini. Il gruppo esaltava l'internazionalismo della cultura e dell'arte e reagiva all'isolamento delle province d i confine. Fonte di ispirazione per tutti era il territorio giuliano e il Carso, interpretato in forme non figurative. Ogni artista operava in modo autonomo legandosi alle avanguardie del Novecento: Piazza si ispirò all'astrattismo, che elaborò in modo personale. Ivan Sedej (1973, s. p. ) afferma che i pannelli plastici di Piazza si ispirano al Costruttivismo e allo strutturalismo nella griglia di fondo, ma contengono ancora rimandi realistici per esempio nel riprodurre le impronte della natura, animali o piante, nel gesso. Nella riproduzione dell'impronta della realtà naturale posso no non essere estranee anche influenze degli automatismi surrealisti. I rilievi rientrano nello sperimentalismo e nella contaminazione dei generi tipici di Piazza. Scultura, pittura, sottosquadri, graffiti si fondono in rilievi di gesso applicati su tela. Innumerevoli piccole forme geometri che a rilievo o incise si dispongono una vicino all'altra a rendere le celle delle api. Le superfici diventano tessiture plastiche in cui i vuoti e i pieni creano sviluppi segnici molto vari e imprevedibili "labirinti visivi, stratificazioni visionarie" (Toniato, 1985, p. 20). L'opera deriva da una esperienza personale dell'artista che con tutta la famiglia si recò in Turchia fino a Konia, dove volle conoscere il Sufismo dei dervisci. Come nell'arte concettuale, Dell'Agnese evidenzia che il pannello ha un carattere "seriale e geometrico" (1993, p. 823): i rilievi fanno parte di una serie di tre. L'opera schedata ha due elementi traforati orizzontali. La serialità, anche cromatica, fu pure usata da Piazza nella serie "Monumento al bosco".

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