in basso a destra: R. Rossini
cornice, in basso a sinistra su un bigliettino con la scritta: Autunno 1940
Veduta della Sacchetta a Trieste.
Il dipinto è giunto nell’attuale collocazione grazie a un legato di Giampaolo de Ferra, professore Emerito e Rettore dell’Università triestina dal 1972 al 1981. Perfezionata nel 2016, la donazione ha fatto arrivare all’Ateneo insieme alla tavola di Rossini altri cinque dipinti di importanti artisti locali, per la maggior parte dei casi del tutto ignoti agli studi e per questo ancora più preziosi.
La firma e l’indicazione cronologica non lasciano dubbi sulla paternità dell’opera e la collocano anche molto bene all’interno del percorso artistico di Rossini, per lunghi tratti inscindibile da quello di Vittorio Bergagna.
Dopo una lunga frequentazione veneziana e una conseguente predilezione per i soggetti lagunari. Negli anni Trenta partecipò con Bergagna ai lavori di restauro nella cattedrale di San Giusto, e questa loro attività si incrementerà negli anni della seconda guerra mondiale e immediatamente dopo. Parallelamente ai numerosi lavori svolti a Cividale, Latisana, Socchieve, Zuglio, in piccole chiesette istriane, e nelle basiliche di Parenzo, Grado ed Aquileia, Rossini continuò a dipingere paesaggi urbani, molto spesso vedute di Trieste riprese dalla sua casa sul colle di San Giusto, soprattutto marine come quella in esame, dove restituisce questo angolo cittadino con il suo tocco dal tradizionale sapore post-impressionista, proseguendo così quello stile con cui debuttò nel 1921 nelle mostre veneziane di Ca’ Pesaro e al quale fu fedele per tutta la sua vita di pittore.
Silvio Benco notava che nelle opere di quei primissimi anni quaranta “un leggero trasalire del colore dal normale al fantastico nel quadro estivo delle rive e del porto, tanto diverso dai consueti mari dell’artista” (S. Benco, Alla XVI sindacale Giuliana, “Il Piccolo”, ottobre 1942): una descrizione che calza alla perfezione anche all’opera in esame, dove i colori sono velati dalla densa atmosfera vespertina e dalla distanza: “Rossini è un pittore ’ispirazione; nei suoi paesaggi tutti noi ritroviamo noi stessi e i ‘nostri’ stati d’animo... È un ‘romantico’. Con l’avvertenza che non si tratta di uno che faccia professione di romanticismo, ma di un artista che resta sempre e anzitutto tale” (D. Gioseffi, Romano Rossini, “Il Giornale di Trieste”, 21 gennaio 1951).
De Grassi, Massimo, Schede, in "Ricorda e Splendi". Catalogo delle opere d'arte dell'Università degli Studi di Trieste, Trieste 2024