recto, in alto a destra: L. Aversano
margine sinistro, al centro: L. AVERSANO
verso: Ritratto di Ragazza / anno 1933 / dipinto di Luigi Aversano
recto, margine sinistro, al centro: L. AVERSANO
La giovane donna, ritratta frontalmente contro uno sfondo chiaro, ha capelli castani e grandi occhi azzurri, indossa una blusa celeste chiaro con tre bottoni e un grande colletto a punta.
Per quanto napoletano di origine e di formazione, Luigi Aversano ha avuto un rapporto particolare prima con Trieste e poi con i coniugi Callerio e la loro Fondazione, dalla cui collezione proviene il dipinto in esame. Aversano aveva partecipato come bersagliere alla Prima guerra mondiale, e il 4 novembre 1918 fu il primo a innalzare il tricolore italiano sulla torre di San Giusto a Trieste, vicende che poi racconterà in un libro (Lo Sbarco a Trieste, Trieste, T.E.M.l.,1923). Pochi anni dopo, nel 1920, iniziò nella città giuliana la propria lunga carriera artistica, che lo porterà a partecipare a oltre duecento mostre collettive, tre le quali la Quadriennale di Roma, e la Biennale di Venezia oltre a mostre personali allestire a Trieste, Udine, Roma, Napoli, e a Londra nel 1931. Il suo amore per Trieste lo porterà il 4 marzo 1968 a fare alcune donazioni all’Opera per l’assistenza ai profughi giuliani e dalmati ed ai rimpatriati, affinché venissero istituite delle borse di studio per gli allievi degli Istituti “Marcella ed Oscar Senigallia” di Trieste, che intendessero poi proseguire gli studi (cfr. R. Chiacchio, Luigi Aversano (Poeta e Pittore) ... e con Trieste nel cuore, Napoli, Istituto Studi Atellani, 2016, s.n.). Il ritratto della collezione Callerio è una testimonianza efficace dell’impianto classicheggiante e sostanzialmente neoquattrocentesco della sua pittura lungo i primi anni trenta, modalità che risentivano sicuramente del clima creato dall’imporsi del gusto di Novecento, ma gestite con notevole autonomia e soprattutto con originalità. Come scriveva Piero Scarpa sulle colonne del “Messaggero” di Roma il 24 gennaio 1933: «Nel ritratto si fa apprezzare per signorilità di linee e per il valore che dona all’espressione intima del soggetto; nel paesaggio mira a far risaltare la luce e la profondità d’atmosfera, e nella natura morta sa creare delle composizioni fini di colore e piacevolissime».
De Grassi, Massimo, Schede, in "Ricorda e Splendi". Catalogo delle opere d'arte dell'Università degli Studi di Trieste, Trieste 2024