La statua gigante di Minerva, realizzata da Marcello Mascherini per l'Università di Trieste, è un'imponente opera scultorea che rappresenta la dea romana della saggezza, delle arti e della guerra. Mascherini interpreta il motivo in chiave monumentale, utilizzando tuttavia forme sintetiche per esprimere l'essenza della divinità. La dea, con la sua armatura, elmo e scudo, domina l'ambiente universitario con la sua figura slanciata e le forme allungate, le linee pulite e i dettagli essenziali, dando vita a una rappresentazione stilizzata ed elegante.
Le vicende relative all’acquisizione da parte dell’ateneo della grande Minerva in travertino sono piuttosto lunghe e complesse e molto devono all’azione dell’allora rettore Rodolfo Ambrosino che vincerà le rimostranze di una parte non trascurabile del senato accademico. In questo senso uno stralcio del verbale della seduta del 21gennaio 1957 (AUT, busta 433, fasc. Marcello Mascherini realizzazione Minerva), di poco successivo alla messa in opera della scultura, offre alcuni chiarimenti importanti, vi si legge infatti che «il Preside Prof. Luzzatto Fegiz, riferendosi alla statua di Minerva di recente collocata sul piazzale antistante l’edificio principale dell’Università, chiede come mai si sia giunti alla scelta di una statua a suo parere così brutta. Il Prof. Citanna dichiara di condividere il suo parere»; la risposta del rettore sarà fermissima anche se non priva di reticenze, visto che era stato lui il principale sostenitore della scelta: «il Presidente spiega che l’incarico allo scultore Mascherini di fare la statua non fu dato da lui, ma fu previsto in sede di progettazione […] Egli non pensa che si possa chiedere al Senato Accademico, in ragione della sua stessa composizione, un giudizio che non è in grado di esprimere e che coinvolga tutta l’arte moderna: due cose però sono certa o tranquilizzanti e cioè: 1°) che lo scultore gode di eccellente fama, che ha risonanza internazionale; 2°) che non fu trascurato il parere dell’unico organo nazionale che ha competenza, almeno statale, a esprimere pareri in simile materia», chiudendo con un’osservazione alquanto piccata «queste considerazioni non possono essere superate dall’avversione, per ragioni di gusto, all’arte moderna dato che ogni epoca ha avuto la sua arte e non possiamo negare a quella della nostra epoca di appartenerle». Nelle stessa occasione Ambrosino proporrà per trovare una nuova sistemazione alla statua una commissione formata da lui stesso, da Luigi Coletti, Roberto Salvini, Decio Gioseffi, il Sovraintendente Civiletti, i progettisti dell’edificio Umberto Nordio e Raffaello Fagnoni e lo stesso Mascherini.
Ripercorrendo le vicende dell’acquisto della statua attraverso il carteggio conservato presso l’Archivio generale dell’ateneo, il primo preventivo risale al 15 aprile del 1955, quando Mascherini chiede 4.500.000 di lire per una «figura di «Minerva» alta 4.10 metri fornita
a piè d’opera nel cortile dell’Università […] in travertino scuro lucidato», con un prezzo inferiore di 700.000 senza lucidatura. Il prezzo verrà considerevolmente ridotto poco dopo, in una lettera ad Ambrosino del 20 giugno il prezzo scende alla «sola copertura delle spese effettive» di due milioni e mezzo, anche in ragione della disponibilità del rettore per l’esposizione dell’opera alla Quadriennale di Roma. Il 19 luglio lo scultore comunica che la Minerva è in lavorazione.
Nel febbraio dell'anno successivo arriva il via libera all'acquisto da parte della Direzione Generale dell’Istruzione Superiore, visto che il prezzo pattuito «può considerarsi congruo, trattandosi di una scultura di male e di impegno di un noto ed apprezzato artista».
I ringraziamenti di Mascherini non si faranno attendere e il 9 marzo lo scultore ringrazierà Ambrosino «per il Suo caloroso e personale interessamento. Considero per me un onore aver potuto realizzare nella mia città e collocata in posto così degno, opera che ritengo mi rappresenti bene e perciò le sarò sempre riconoscente». Ai primi di novembre la scultura era in opera, ma per la sua definitiva sistemazione occorrerà attendere ancora il parere della commissione preposta ad hoc, che delibererà sull’attuale sito nei primi giorni d’aprile, non senza controversie e dibattiti, come dimostra la minuta del verbale. Nel novembre del 1957, la scultura era al suo posto, ma Mascherini ricuserà l’addebito delle spese relative al nuovo spostamento, chiedendo al rettore che “la Sua benevola comprensione dei problemi degli artisti possa risolvere questa situazione senza ulteriori decurtazioni che sarebbero per me veramente insostenibili”. Il saldo definitivo delle spese della nuova collocazione avverrà soltanto nell’agosto dell’anno successivo, ma stavolta con piena soddisfazione dello scultore Opera di «geometria barbara e squisita», la Minerva «raccoglie anche pazienti miniature d'insetti, di tenaglie, corazze e labirintici gusci, un microcosmo ossessivo d’algebre e di graffiti sulle arene dei mari caldi, ove vengono a bagnarsi, tra commerci e traffici, le donne e le Eve di Cranach. Sembra che la «Minerva» affermi tutto questo dal suo sagomato sarcofago di mummia levato in piedi, il piccolo scudo tondo come una moneta, l’asta, la mezzaluna e le alette dell’elmo decise a convenzionarle un volto da «Metropolis» espressionista più che da araldica greca» (Gatto 1969, pp. 25-26).
Immagine tanto caratterizzata e caratterizzante da diventare la cifra visiva più identificabile e ‘ufficiale’ dell’intero Ateneo. Com’è noto (Panzetta 1988, p. 253), della scultura esiste una replica in bronzo delle stesse dimensioni collocata sulla piazza della cattedrale di Anversa e un’altra redazione, sempre in bronzo e alta circa un metro e trenta oggi in collezione privata.
De Grassi, Massimo, Schede, in "Ricorda e Splendi". Catalogo delle opere d'arte dell'Università degli Studi di Trieste, Trieste 2024