La scultura, dal forte andamento verticale, è caratterizzata da una forma che si torce leggermente su sé stessa, creando una sensazione di movimento. La superficie presenta una texture irregolare, con segni e incisioni visibili.
L’opera è stata donata dal professor Bruno Callegher all’Ateneo triestino nell’importante occasione del Centenario dell’Istituzione ed è stata esposta nella mostra “1924-2024. Un secolo di storia dell’Università degli Studi di Trieste. Immagini e documenti”, allestita al Bastione Fiorito del Castello di San Giusto di Trieste.
L'autore è Giacinto Cerone, artista del Novecento italiano, che dopo il periodo di formazione e l’inizio della sua attività tra la Lucania e Roma, si trasferisce nella capitale, dove lavora come insegnante (fino al 1995) e come scultore. “Una sposa infelice a Valle Giulia”, grande scultura in gesso per la facoltà di Architettura “Valle Giulia”, del 2004, è la sua ultima opera.
La "Madonna" in esame mostra la sua capacità di unire tradizione e innovazione, riflettendo su un tema centrale nella cultura religiosa italiana reinterpretato con uno sguardo contemporaneo. Il legno è utilizzato in modo espressivo, lavorato dall'artista con un'intensità quasi primitiva. Le linee scolpite sono delicate e potenti insieme, e conferiscono alla figura un senso di spiritualità e forza interiore autentica, non idealizzata. Questa rappresentazione grezza richiama le radici profonde della tradizione lucana e il legame di Cerone con la sua terra. Il legno permette un dialogo tra passato e presente, sacro e profano. La Vergine è restituita con una semplicità formale che esalta la sua sacralità, mentre le superfici irregolari e le venature naturali conferiscono un carattere umano e terreno all'opera.
La scultura dimostra l’abilità del maestro di utilizzare il legno, un materiale comune, per dare vita a un'opera d'arte di grande profondità emotiva e simbolica.