dipinto, Pelizzotti Francesco, XVIII

La donna è ritratta a busto intero, stante presso un tavolo, con il capo rivolto di tre quarti verso sinistra e lo sguardo assorto, diritto davanti a sè. Essa porta la mano sinistra al petto, esibendo la fede nuziale, mentre nella destra stringe una corona del rosario. Sul tavolo, accanto a lei, sono posati una clessidra e un teschio. La donna indossa una camicia bianca dal collo increspato, guarnito da una fascetta orlata da un pizzo minuto, che rifinisce anche i polsi. La camicia si intravede sotto la giacca, che sormonta la vita, dalle maniche strette, desinenti con piccoli paramani profilati. Questa sembra tagliata nella stessa stoffa di colore bruno della gonna, arricciata. L'anziana ha le spalle coperte da un fazzoletto bianco con le punte inserite nell'apertura della giacca e il capo avvolto da un fazzoletto bianco, ricamato, con frange alle estremità e un orlo di pizzo che corre su uno dei lati lunghi.

Il dipinto, proveniente, secondo gli studi, "da Paularo e molto probabilmente da palazzo Calice-Linussio-Fabiani" (cfr. Pugnetti, 2006, p. 479), è stato attruibuito a Giovanni Francesco Pelizzotti, invero con cautela, da Gilberto Ganzer (cfr. Ganzer, 1990, p. 13). Lo studioso ascrive il dipinto al pittore assieme al ritratto "del consorte" dell'anziana donna - raffigurata con la fede nuziale in evidenza e i simboli del "termine ineluttabile della vita" accanto a sè (cfr. Ganzer, 1990, p. 13) - che va probabilmente identificato con il notabile di cui resta un ritratto datato 1751 pervenuto al Museo carnico dalla medesima collezione privata (inv. n. 1326, cfr. OA 53512 - NCTN 00154827).