in basso a sinistra: A. Schmid 72
Il dipinto di Aldo Schmid mostra una composizione astratta caratterizzata dall'uso di sfumature di colore che si fondono tra di loro in maniera graduale. L'opera è suddivisa verticalmente in due sezioni principali. La struttura del dipinto evidenzia l'abilità dell'autore nel creare armonia attraverso il colore e la sfumatura, con un equilibrio che guida l'occhio dello spettatore attraverso l'intero quadro, permettendo di apprezzare le transizioni cromatiche e la profondità delle tonalità utilizzate.
Il dipinto è giunto nelle collezioni del Centro Internazionale di Fisica Teorica intorno alla metà degli anni settanta, quando l’Ateneo aveva provveduto ad acquistare una serie di opere d’arte contemporanea per ‘arredare’ la nuova sede dell’istituto. In questo caso, uno dei pochi, si procederà all’acquisto di un lavoro di un’artista trentino, che peraltro aveva frequentato poco l’ambiente giuliano. Nel ‘72 Schmid si era fatto conoscere esponendo sue opere all’importante rassegna Per Pura Pittura. La nuova astrazione oggi in Italia, allestita al Centro La Cappella di Trieste tra il 5 aprile e il 5 maggio; pochi mesi dopo Schmid porterà invece le sue grandi Struttura colore (tra le quali quella in esame) alla sezione della nuova astrazione della decima quadriennale romana, senza ottenere un grande riscontro di critica.
Sulla natura della ricerca cromatica di Schmid nei primi anni settanta così si era espresso Contessi: «Schmid è uno dei pochi pittori italiani che conducono una ricerca sul colore in termini scientifici. Intendiamoci: molti esponenti della Nuova astrazione e della Nuova pittura — basti pensare all’area francese — hanno nel colore l’elemento portante del loro lavoro; solo che nelle loro operazioni non si possono scorgere delle intenzioni sperimentali che tengano conto dei problemi fisico-chimici inerenti alla natura all’uso del colore e ai problemi psicologici o addirittura neuro-fisiologici della sua percezione. Fino ad un paio d’anni fa Schmid si trovava in bilico fra due esigenze opposte: fare dei quadri ancora legati all’«immagine» in cui saggiare implicitamente le «prestazioni» del colore, le sue possibilità reattive, oppure chiamare il colore (allo stato puro) a rispondere di tutto. Soltanto recentemente l’artista ha risolto la vertenza, meno privata di quanto possa sembrare, e ha deciso che il vero messaggio è proprio il medium, cioè il colore» (G. Contessi, Aldo Schmid, catalogo della mostra di Milano, Galleria Nuova Cadario 16 aprile – 10 maggio 1975, Milano, s.e., 1975).
De Grassi, Massimo, Schede, in "Ricorda e Splendi". Catalogo delle opere d'arte dell'Università degli Studi di Trieste, Trieste 2024