Arte astratta e informale nelle collezioni dell’Ateneo di Trieste
In Italia, l'arte astratta e informale si sviluppano nel dopoguerra riflettendo il desiderio di rinnovamento culturale e il bisogno di superare il periodo buio della guerra. L’arte astratta esplora forme e colori per esprimere emozioni e idee in modo non figurativo, mentre l'arte informale, si concentra soprattutto su gesti spontanei e materiali poveri per dare forma all’interiorità umana e alle emozioni intense. Entrambi i movimenti rompono con la tradizione e cercano nuove modalità di espressione per riflettere la complessità della condizione umana nel dopoguerra. Queste correnti sono in parte rappresentate anche nelle collezioni dell’Università di Trieste.
Nonostante il titolo, Spaventacchio n. 2, realizzato per l'Esposizione Nazionale di Pittura Italiana Contemporanea all’Università di Trieste nel 1953, dimostra l’attenzione dell’artista triestino, Romeo Daneo, per le correnti nazionali che si andavano diffondendo a metà del secolo scorso.
Il lavoro di Nino Perizi, realizzato all'inizio degli anni Sessanta, riflette il suo interesse per le sperimentazioni informali. Donato tramite il lascito di Giampaolo de Ferra, professore emerito e rettore dell’Università di Trieste dal 1972 al 1981, rappresenta uno dei momenti più interessanti del percorso artistico di Perizi.
Appartiene allo stesso genere il dipinto di Gastone Breddo, una Composizione astratta che gioca sui toni rosso-rosati e neri su fondo bianco, grigio e blu. Esposta alla Esposizione Nazionale di Pittura Italiana Contemporanea nell’aula magna dell’Ateneo triestino, fu poi acquisita dalla stessa istituzione.
Il dipinto di Aldo Schmid presenta una composizione astratta caratterizzata da sfumature di colore che si fondono gradualmente tra loro. L’opera è entrata nelle collezioni del Centro Internazionale di Fisica Teorica intorno alla metà degli anni Settanta, quando l’Ateneo acquistò diverse opere d’arte contemporanea per arredare la nuova sede dell’istituto.
Appartengono allo stesso genere le opere acquisite in occasione della mostra personale di Olivia Siauss presso la Sala degli Atti della Facoltà di Economia, tenutasi tra novembre 2008 e marzo 2009. La selezione di opere presentate in quell’occasione delineava il percorso artistico di Siauss agli inizi del nuovo millennio, con un focus sul macrocosmo naturale.
L’opera di Aldo Famà, datata e firmata 2001, è una delle più rappresentative degli ultimi anni del percorso dell’artista triestino, che ha progressivamente ridotto gli elementi formali per giungere a una sintesi visiva efficacissima.
Anche diverse opere di recente acquisizione, entrate nelle collezioni dell’Università in occasione del Centenario dell’Ateneo, si collocano nell’ambito dell’astrazione. Tra queste si sceglie qui di ricordare la raccolta di lavori realizzati dal professor Gaetano Kanizsa tra cui la tela senza titolo esposta alla mostra "1924-2024 – Un secolo di storia dell’Università degli Studi di Trieste. Immagini e documenti". Quest'ultimo è ben rappresentato nelle collezioni oltrechè dalla recente donazione anche grazie al nucleo lasciato all'istituzione triestina per cui lo psicologo e artista ha lavorato.