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Il roccolo appartiene alla famiglia Sivilotti, che prima della costruzione dell’impianto disponeva di una tesa che faceva uso del vischio. A gestirla erano i fratelli Manlio e Renzo, che nel 1943 realizzarono la nuova uccellanda. Per dare forma al roccolo recuperarono i carpini in un bosco vicino e, nell’attesa che gli alberi crescessero, allestirono a breve distanza una prodina fornita di un piccolo capanno. Il roccolo, abbandonato una prima volta dopo la morte di Manlio, venne riattivato da altri componenti della famiglia operando fino al 1967-68; dopo altri anni di inattività tornò in funzione per chiudere definitivamente a metà degli anni Settanta. L’attuale proprietario, Edi Sivilotti figlio di Manlio, sostituendo le piante che si erano seccate e potando la struttura due volte l’anno a maggio e settembre, ha recuperato l'impianto riportandolo alle condizioni migliori. Un tempo sul pendio erboso si allungavano le tordere, corridoi arborei accessori che mascheravano altre reti.