sui vasi al centro: COCEVER VI / 1963
Natura morta in cui sono raffigurati cinque vasi di diverse fogge, dimensioni e colori.
L’opera è giunta nel 2023 nelle collezioni dell’Ateneo grazie a una donazione della nipote dell’artista, Cristina Cocever.
Pittore molto legato alla sua città d’origine, spesso presente nei suoi dipinti, Vittorio Antonio Cocever proveniva da una famiglia di ebanisti. Studiò dal 1917 al 1920 presso la Scuola per Capi d’Arte nell’Istituto Industriale di Trieste, quindi frequentò l'Accademia di belle arti di Venezia per concludere il suo percorso nel 1924 all’Accademia di belle arti di Roma. Risale al 1923, la sua prima mostra personale allestita a Trieste, dove attirerà l’attenzione di Silvio Benco, che noterà come nelle sue tele non ci fosse «nulla che non sia dipinto con sentimento di vita». A questa prima esperienza ne seguiranno molte altre, comprese diverse presenze internazionali lungo tutti gli anni trenta. Coltivò anche una notevole passione per la ceramica che gli frutterà diversi premi ottenuti alle Biennali veneziane del 1952, ’54, ’62 e ’64. Fu anche insegnante di valore, prima di storia dell’arte al Liceo “Combi” di Capodistria e quindi, dopo il trasferimento a Padova, di ceramica nella scuola statale femminile “Scalcerle” della città veneta.
Dipinto della piena maturità dell’artista, Vasi conserva intatte le qualità di equilibrio compositivo che la critica gli aveva riconosciuto sin dagli esordi, ma vede depurata quella pastosità di colore che ne aveva caratterizzato gli esordi, senza per questo perdere in efficacia comunicativa. Come osserva Maria Campitelli, parallelamente a una più generale ricerca di essenzialità, negli anni cinquanta e sessanta il pittore abbandona progressivamente l’impostazione accademica delle sue nature morte, «scompare il drappeggio, sostituito da un fondo di luce reso a pennellate scoperte, i contorni si sfocano, subentra un’altra inquieta vitalità» (M. Campitelli, Vittorio Antonio Cocever, in Vittorio Antonio Cocever pittore giustinopolitano (Capodistria 1902 – Padova 1971), catalogo della mostra di Trieste a cura di P. Delbello, Trieste, Edizioni Mosetti, 2013, p. 13). Nei pressoché coevi vasi di fiori, nota ancora Campitelli, «la forma del vaso si erge diritta nell’azzurro squillante, senza alcun cenno di ombre o torniture, i contorni un filo dell’amato blu di Prussia, lo sfondo un insolito muro rosa che assorbe e irradia luce», ma eliminando quasi del tutto le note di colore dallo sfondo, nel dipinto in esame Cocever si muove su di una dimensione ancora più distaccata, che se non fosse per le improvvise accensioni cromatiche ricorderebbe da vicino le nature morte della maturità di Morandi, non certo per la ricerca di valori tonali quanto piuttosto per la capacità di assolutizzare gli oggetti trasformandoli in pura materia pittorica.
De Grassi, Massimo, Schede, in "Ricorda e Splendi". Catalogo delle opere d'arte dell'Università degli Studi di Trieste, Trieste 2024