Gemme aquileiesi della collezione Zandonati

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Gemme aquileiesi della collezione Zandonati

Il Civico Museo di Storia ed Arte di Trieste possiede una rilevante collezione di gemme antiche incise, per la gran parte originarie della città romana di Aquileia, che fu centro attivissimo nella produzione artistica di questi preziosi oggetti, già a partire dalla metà del II secolo a.C.

Nel mondo romano, le gemme erano realizzate con diverse varietà di pietre dure, soprattutto calcedoni, quarzi e diaspri; esse venivano utilizzate prevalentemente come ornamento della persona, incastonate in anelli e in altri monili, talvolta con funzione anche di sigillo o di amuleto, oppure per la decorazione della casa e per collezionismo.
Tra le collezioni di maggior pregio del museo triestino spicca quella inizialmente appartenente al triestino Vincenzo Zandonati (1803-1870), che ricoprì la carica di medico-farmacista dello Stato ad Aquileia e che fu instancabile raccoglitore di antichità locali, tanto che - tra il 1846 e il 1870 - riuscì a radunare oltre 25.000 pezzi archeologici nella propria casa, aperta con liberalità a studiosi e visitatori. Alla sua morte, il figlio Giovanni - secondo le ultime volontà del padre - concluse con il Comune di Trieste l’accordo per la cessione dell'intera raccolta.

Sulle pietre della collezione Zandonati sono rappresentati divinità e altri soggetti mitologici, animali, scene campestri e di genere, simboli di varia natura. Alcune gemme, poi, recano incisi i nomi dei proprietari e espressioni di buon augurio. Tra gli esemplari di maggiore interesse va annoverata una corniola (una varietà di calcedonio) di colore arancio, decorata su due registri con il motivo del capricorno e del corno dell'abbondanza, quale allusione al periodo di pace e benessere realizzato da Ottaviano (poi divenuto Augusto), nato sotto questo segno zodiacale.

Altrettanto notevole può considerarsi la corniola ottagonale (rilavorata o ottenuta da una scheggia) con il monogramma del nome di Cristo, databile alla fine del IV secolo d.C.: al momento, si tratta dell’unica gemma aquileiese a mostrare questa dichiarazione di fede. Anche la sua particolarissima forma ottagonale costituisce un riferimento alla festa cristiana della Pasqua, secondo il concetto dell’ “Ottavo giorno”, tanto caro a Ambrogio di Milano, che fu amico del vescovo di Aquileia Cromazio, morto nel 408.

Una fattura particolarmente pregevole contraddistingue, fra le altre, tre gemme in diaspro rosso recanti, rispettivamente, la figura di Artemide Efesia tra due cervi, il busto di Serapide e un cavallo al galoppo.

Sempre per l’accurata resa dei dettagli si distingue un diaspro verde con scena campestre, mentre, tra le gemme beneauguranti, degna di nota è l’agata zonata (una varietà di calcedonio) recante incisa l’espressione VIVAS FELIS (Vivi felice!).

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