Ori dei maestri di Augusta in Carnia
Le campagne di catalogazione condotte in questi anni in Carnia, hanno evidenziato la presenza di numerose opere d’arte provenienti da paesi d’Oltralpe, tra le quali le oreficerie destinate all’uso sacro costituiscono un importante patrimonio che ha spinto a indagarne la provenienza e le modalità attraverso le quali sono giunte in questo territorio.
L’assegnazione a un ambito di produzione oltralpina di questi manufatti e la loro datazione si basa essenzialmente su considerazioni di ordine stilistico, mentre non sono molti i casi in cui date o marchi impressi tramite punzoni ne attestino con certezza cronologia, luogo di esecuzione e autore. Se talvolta un’iscrizione tramanda il nome di colui che offre l’oggetto, in genere sono rare le notizie d’archivio che aiutino a documentare acquisti e donazioni.
Fanno eccezione i manufatti provenienti dalle botteghe orafe dell’antica città romana di Augusta, in tedesco Augsburg. Già a partire dal 1529, infatti, la città bavarese certificava la bontà del metallo prezioso, oro e argento, con il quale venivano realizzati gli oggetti, mediante l’apposizione del proprio marchio di controllo (punzone). Si tratta di una pigna, Pyr, che negli anni venne raffigurata sopra una base variamente sagomata, da sola o abbinata a delle lettere e, dal 1734, anche a numeri.
Augusta, tra il XVII e XVIII secolo, deteneva il primato fra i centri di produzione orafa di area tedesca e la maestria dei suoi artefici era rinomata presso tutte le corti europee. Sulle proprie creazioni essi imprimevano orgogliosamente, come vera e propria firma, un punzone di riconoscimento registrato: solitamente le iniziali poste entro delle riserve sagomate, talvolta sostituite o abbinate a simboli o ad oggetti.
È proprio attraverso tali contrassegni, conosciuti grazie all’importantissimo lavoro di catalogazione fatto dagli studiosi tedeschi e pubblicato da Helmut Seling (1980), che è possibile determinare con certezza paternità e provenienza delle opere, caratterizzate spesso da qualità e raffinatezza notevoli.
La loro presenza nelle chiese della Carnia è legata a un fenomeno socio economico che ha caratterizzato il territorio per un lungo periodo, vale a dire la migrazione stagionale o temporanea della popolazione maschile, che esercitava la professione di venditore ambulante. Dalla parola tedesca krämer, merciaio, deriva la particolare denominazione che contraddistingue questi commercianti: cramârs.
Il capofamiglia e i suoi figli partivano di norma intorno al ventinove settembre, giorno di san Michele e tornavano in tempo per il raccolto estivo, da aprile (per la festa di san Giorgio) a giugno (san Giovanni). In periodi di grande povertà, la stagionalità permetteva di contare su due diverse fonti di sostentamento: l’agricoltura e il commercio.
Quando la prosperità degli affari portava al conseguimento di un certo benessere economico, i cramârs non di rado contribuivano con offerte e lasciti alla ricostruzione o all’abbellimento della chiesa del paese d’origine, oppure portavano in dono un oggetto prezioso sul quale potevano decidere di far incidere il nome o il proprio marchio di riconoscimento.
I manufatti potevano essere acquistati direttamente ad Augusta oppure nelle fiere o nelle botteghe di altre città che erano rifornite dagli agenti di commercio dei maestri augustani.
Le oreficerie proposte in questo excursus - calici, ostensori, pissidi, lampade e altri manufatti - sono il simbolo di una ricchezza raggiunta con molti sacrifici e di una profonda devozione, ma costituiscono anche un magistrale campionario del gusto e delle mode di un’epoca.
Per approfondire:
- A. HUBEL, Der Regensburger Domschatz, München-Zürich 1976.
- Kostbarkeiten aus kirchlichen Schatzkammern. Goldschmiedekunst im Bistum Regensburg, catalogo della mostra (Regensburg, Diözesanmuseum, 6 luglio-30 settembre 1979), a cura di A. HUBEL, München-Zürich 1979.
- H. SELING, Die Kunst der Augsburger Goldschmide 1529-1868, München 1980, 3 voll.
- Augsburgs zilver in België, catalogo della mostra, (Antwerpen-Deurne, Provinciaal Museum Sterckshof-Zilvercentrum, 4 ottobre-4 dicembre 1994), a cura di M. CEUTERICK, Antwerpen 1994.
- P. CASANOVA, Ritorni. Apporti culturali dai paesi tedeschi in alta Carnia tra Sei e Settecento, in Crâmars. Emigrazione, mobilità, mestieri ambulanti dalla Carnia in Età Moderna, Atti del convegno internazionale di studi (Tolmezzo, 8-10 novembre 1996), a cura di G. FERIGO, A. FORNASIN, Udine 1997.
- Impresum. Zakladi slovenskih cerkva, catalogo della mostra, (Ljubljana, Narodna Galerija, 16 settembre-19 dicembre 1999), a cura di M. SIMONITI, Ljubljana 1999.
- Ori e argenti. Tesori sacri nel Sudtirolo dal medioevo alla secolarizzazione, catalogo della mostra, (Bressanone, Museo Diocesano Palazzo Vescovile, 5 luglio-31 ottobre 2003), a cura di L. ANDERGASSEN, Bressanone 2003.
- Gold und Silber. Augsburgs glänzende Exportwaren, catalogo della mostra, (Augsburg, Diözesanmuseum St. Afra, 3 maggio-27 luglio 2003), a cura di M. THIERBACH, Augsburg 2003.
- Argenti del nord. Oreficerie di Augsburg in Trentino, catalogo della mostra, (Trento, Museo Diocesano Tridentino, 26 giugno-6 novembre 2005), a cura di D. FLORIS, Trento 2005.
- L’oreficeria d’Oltralpe in Italia, a cura di D. FLORIS, Trento 2007.
- VILLOTTA M., Le oreficerie sacre provenienti da Augsburg catalogate in Friuli Venezia Giulia, in L’oreficeria d’Oltralpe in Italia, a cura di D. FLORIS, Trento 2007.