Bruno Chersicla nelle collezioni dell’Università degli

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Bruno Chersicla nelle collezioni dell’Università degli Studi di Trieste

Bruno Chersicla  (Trieste 1937 – 2013), studia all’Istituto Statale d’Arte della sua città natale e inizia a realizzare interni per i grandi transatlantici triestini. Grande appassionato di musica jazz, Chersicla è un precursore dell’arte materica e informale a Trieste. Negli anni Sessanta, inizia a sperimentare nuove forme artistiche e fonda il gruppo “Raccordosei”. In questo periodo, realizza scenografie e costumi per il Teatro Stabile di Prosa di Trieste e collabora con il Piccolo Teatro di Milano.

Verso la fine degli anni Sessanta, abbandona la pittura e sviluppa un nuovo linguaggio espressivo, basato sulla costruzione di strutture lignee composite, chiamate "cerambici", formate da elementi mobili collegati da perni, che permettono di creare forme articolate e sempre diverse. Negli anni Settanta, inizia a produrre strutture lignee policrome sempre più complesse, i "baroki", sagome che il fruitore può manipolare e trasformare in altre forme.

Nella collezione dell'Università si conservano due ritratti: il Ritratto di Tullio Reggente, eseguito nel 1980, che ritrae l'editore, artista e fondatore della casa editrice-galleria “L’Asterisco”, e il ritratto dello scrittore Fulvio Tomizza, eseguito nel 1986, entrambi parte di una celebrazione personale dei protagonisti della cultura triestina. A questi si aggiunge un disegno raffigurante Dino Predonzani, ritratto di profilo come una scultura apribile, con parti colorate e punti neri simili a ingranaggi.

Completano il nucleo di opere di Chersicla alcuni disegni. Latitudine ad Est è uno studio per la copertina dell'album omonimo pubblicato nel 1994 dal trombettista triestino Mario Fragiacomo, amico di Chersicla, con cui ha collaborato in diverse occasioni con immagini legate al mondo del jazz.

Infine, due lavori raffigurano i profili di celebri edifici storici di Pavia, città d'origine di Carlo Callerio, donatore dei disegni. Probabilmente, fu proprio lo studioso a commissionare a Chersicla queste opere nei primi anni Sessanta, quando si trasferì a Trieste.