In luoghi più esposti ad essere veduti. Guida alle ville venete nel Friuli occidentale

01 Giugno 2019

In luoghi più esposti ad essere veduti. Guida alle ville venete nel Friuli occidentale

 

Questa guida, in continuità con la collana di pubblicazioni divulgative dal titolo “Paesaggi. Itinerari alla scoperta del patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia”, intende delineare, per essere rappresentativa, la diffusione nel territorio regionale di quella civiltà della villa veneta che nel tempo conobbe il suo radicamento anche nelle terre estese al di là dei confini delle provincie di Treviso e Venezia. Si tratta di un itinerario destinato a riscoprire e a valorizzare una serie di luoghi e ambienti di una parte della Regione, il Friuli occidentale, rimasto per lungo tempo un mondo arcaico e isolato, posto ai margini delle dinamiche economiche e di sviluppo fino alla seconda metà dell’Ottocento, ma che ha pur rappresentato un punto d’incontro di svariate esperienze legate al costruire e all’evoluzione della civiltà della villa.

 

 

L’esame analitico di una serie di siti presenti nell’area pordenonese persegue l’obiettivo di evidenziare alcune identità architettoniche peculiari e anche inedite superando i confini della mera catalogazione e dei limiti di una monografia minima, in modo tale da diventare episodi storico culturali emblematici, attraverso i quali possa emergere anche il rilievo della componente paesaggistica dei luoghi, per diventare appassionanti anche per un vasto bacino di fruitori che abbia il desiderio di conoscere una così importante fase storica del nostro passato. La guida si compone di 42 episodi suddivisi in due gruppi: le ville di proprietà pubblica visitabili, oggi sede di biblioteche, uffici comunali, centri culturali e una selezione di alcune dimore private, i cui proprietari hanno manifestato interesse al progetto e la disponibilità ad aprirle alla visita in particolari circostanze pubbliche (ad esempio “Giornate del FAI”, “Ville aperte”, eccetera) che rendano possibile apprezzare pienamente l’intimo valore architettonico e paesaggistico di questi luoghi.

 

Le regole della composizione di villa delineate in modo sistematico ne I quattro libri dell’architettura, il trattato in quattro tomi pubblicato nel 1570 dall’architetto Andrea Palladio (1508-1580), trovarono nell’area pordenonese soltanto un’attuazione discontinua: gli episodi appaiono talvolta divergenti dai grandi modelli della tradizione architettonica veneta. Se gli enunciati palladiani restano leggibili sullo sfondo di piante e alzati, i diversi interventi attuati nel territorio rappresentano piuttosto il risultato di libere interpretazioni di tipi già esistenti realizzati per mano di maestri costruttori e artigiani locali, mentre solo raramente vi s’individua l’intervento di maestranze comacine, di progettisti noti e di apprezzati decoratori. A volte sorprendono le riprese di elementi e di schemi planimetrici originali, propri della cultura costruttiva friulana.

 

Le ville che oggi ammiriamo o di cui ci occupiamo vivono spesso una condizione di degrado, avendo subito nei secoli profonde trasformazioni. Le strutture originarie, per lo più isolate e con stilemi significativi come archi e trifore, dotate frequentemente di una cappella gentilizia, sono state integrate in sistemi complessi comprendenti rustici, barchesse, broli e giardini. Se esse non nacquero da un progetto unitario di matrice veneta, furono arricchite nel corso del tempo di elementi architettonici qualificanti come lesene, frontoni, statue sommitali, gradinate di accesso, fasce marcapiano, stemmi abilmente inseriti tanto da accrescere il decoro della costruzione: interventi privati e pubblici hanno negli ultimi decenni tutelato buona parte di questi edifici ma alcuni di essi richiedono un pronto restauro prima che il tempo li danneggi ulteriormente e in maniera irreparabile. Un patrimonio da salvare quindi, al quale tutti dobbiamo porre attenzione. Questa guida, auspicabilmente, può rappresentare uno sprone affinché tutela, conservazione e valorizzazione non restino parole nel vuoto ma possano trovare quanto prima una concreta attuazione.

(dall’introduzione di Roberta Cuttini e Paolo Tomasella)

 

 

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