L'arte triestina del primo Novecento nelle raccolte dell’Ateneo di Trieste
La fervente attività e produzione degli artisti attivi a Trieste nella prima metà del Novecento è documentata anche dalle raccolte dell'Università. Le collezioni offrono uno spaccato prezioso della vivace scena artistica locale, che vedeva pittori, scultori e incisori sperimentare nuovi linguaggi espressivi, dialogando con le correnti artistiche internazionali e reinterpretandole secondo la sensibilità del contesto locale.
Di Arturo Rietti, celebre ritrattista italo-austriaco, noto per la sua abilità nel catturare la personalità e l’anima dei suoi soggetti, si conserva un piccolo paesaggio a olio su tavola e un ritratto della figlia Anatolia, nata nel 1896. Anatolia, spesso ritratta dal padre, è raffigurata in una posa contemplativa, con uno sguardo che esprime introspezione e serenità, dimostrando tutta la sensibilità pittorica di Rietti.
Il Ritratto di Dario de Tuoni, personaggio chiave della cultura triestina nella prima metà del Novecento, è stato donato all’Università degli Studi di Trieste dal professor Elvio Guagnini. Quest'opera, realizzata da Adolfo Levier nella sua piena maturità artistica, mostra la maestria del pittore, il cui tratto è diventato ormai quasi stenografico, capace di sintetizzare l’essenza dell’intellettuale triestino.
Un altro ritratto è quello realizzato da Giannino Marchig, che raffigura Antonio Fonda Savio nella sua veste formale di dirigente della ditta Veneziani, composto, elegante e con lo sguardo pensieroso.
Legato invece alla sfera personale e da inquadrare tra le prove giovanili dell'autore, è l'opera Mia madre di Edmondo Passauro, autore triestino attivo in città fino al 1930, anno in cui si trasferisce all'estero.
La produzione di Bruno Croatto è documentata attraverso una cartella pubblicata nel 1924 presso l'editrice triestina Parnaso, che comprende dieci tavole corredate da un frontespizio e da una presentazione di Silvio Benco. Le dieci acqueforti, di varie dimensioni e titoli, raffigurano soggetti che spaziano da Palermo a Cefalù, da Taormina fino al Tempio d’Ercole di Agrigento ("Girgenti").
Gino De Finetti, noto cartellonista, illustratore di riviste prestigiose, disegnatore per giornali di moda e scenografo, è celebre soprattutto per le sue opere a soggetto ippico. Nelle collezioni dell’Ateneo è presente una serie di dieci litografie intitolata Ritmi, pubblicata nel 1925 a Trieste dalla casa editrice Parnaso, che testimonia la versatilità dell’artista anche in altri soggetti.
Figura di spicco della scena artistica locale del periodo è Edgardo Sambo Cappelletti, che dopo la formazione a Trieste, Venezia e Monaco di Baviera, è attivo in città, anche come direttore del Museo Revoltella. L'Ateneo triestino conserva due sue opere, Venus e Laguna di Grado, quest'ultimo un unicum nella sua produzione.