Pradis, l'altopiano della Preistoria

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Pradis, l'altopiano della Preistoria

Sin dagli anni ’70 del secolo scorso l’area di Pradis è stata oggetto di importanti ricerche speleologiche e archeologiche, grazie alle quali sono state individuate e studiate diverse cavità utilizzate dall’uomo nel corso della preistoria. 
Il Museo della Grotta, in località Pradis di Sotto, documenta efficacemente queste scoperte e, più in generale, il mondo delle grotte e la loro frequentazione da parte di uomini e animali, attraverso l’esposizione di reperti archeologici, archeozoologici, minerali e fossili.               

A sud dell’abitato di Pradis di Sotto si apre la Grotta del Clusantin, esplorata nel 2005 e liberamente accessibile. Questa piccola cavità costituì un riparo per cacciatori-raccoglitori epigravettiani di 14mila anni fa, quando l’Europa era già da tempo colonizzata dall’Homo sapiens. Lo studio dei resti faunistici ha rivelato come il Clusantin fosse un sito di caccia specializzata alla marmotta, dove le carcasse dei roditori venivano lavorate per ricavarne pellicce e carne. La varietà di selci rinvenute permette di ipotizzare che i cacciatori affrontassero lunghi percorsi per reperire queste rocce, sfruttate per produrre e armi e utensili.

A poca distanza dal Clusantin sorge il complesso delle Grotte Verdi, tre cavità aperte in successione sul lato destro dell’incisione formata del torrente Cosa. Il loro utilizzo da parte dell’uomo va dal Paleolitico medio (300mila-40mila anni fa) fino ad età storica, romana e medievale. La cd. “Grotta della Madonna” e i due ripari limitrofi, visitabili attraverso un percorso attrezzato lungo la forra del Cosa, restituirono nei recenti anni ’70 numerosi resti faunistici, con prevalenza di quelli di marmotta che, come per il vicino Clusantin, recano ancora i tagli inferti dall’uomo durante la macellazione. Gli scavi hanno rimesso in luce anche utensili in selce, i più antichi dei quali risalgono a circa 40mila anno or sono e, probabilmente, agli stessi gruppi di neandertaliani che frequentarono l’area del torrente del Rio Secco.  
Quest’area, situata presso il limite nord-occidentale dell’altopiano, ospita la più interessante delle cavità archeologiche di Pradis, oltre che quella scoperta più di recente (nel 2001): la Grotta del Rio Secco. Si tratta di un vasto riparo sulla riva sinistra del torrente omonimo, a una ventina di metri d’altezza rispetto al corso d’acqua. Al centro del riparo si apre un’ampia camera-galleria che, insieme con lo spazio esterno, dovette accogliere, intorno a 50mila-40mila anni fa, gli ultimi gruppi di Neandertal del Friuli occidentale e le loro attività (scheggiatura delle selci, macellazione e cottura delle carni, trattamento delle pelli...).
La grotta, attualmente in corso di scavo, è uno dei rari siti coevi ad aver restituito tracce certe della caccia all’orso delle caverne (Ursus spelaeus) e all'orso bruno (Ursus arctos): una pratica venatoria impegnativa e rischiosa. Infine, di grande valore è la recentissima scoperta di una falange ungueale di aquila reale, recante segni inequivocabili di lavorazione.
Questo genere di ritrovamenti, assai poco comuni, dimostrano, da una parte, come i Neandertal avessero l’abilità di cacciare i grandi rapaci e, dall’altra, come ne utilizzassero i resti anche a scopo ornamentale e simbolico.

 

Per approfondire:

  Vita quotidiana nel Paleolitico.pdf (2.8 MB)
  L’uomo di Neandertal.pdf (3.1MB)
  L’uomo Sapiens.pdf (2.4MB)

Per informazioni sul Museo della Grotta e sui siti archeologici dell’altopiano di Pradis:

    www.grottedipradis.it