Elio Ciol: insoliti paesaggi

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Elio Ciol: insoliti paesaggi

Elio Ciol nasce a Casarsa della Delizia (Pordenone) nel 1929.
Fin da giovanissimo inizia a lavorare nel laboratorio fotografico del padre acquisendo la tecnica e l’esperienza necessaria per elaborare una sua personale cifra stilistica che ha la sua massima espressione nella fotografia di paesaggio. Dal 1955 al 1960 è attivo nel circolo fotografico “La Gondola” di Venezia (decisiva esperienza dell’associazionismo fotografico fondata nel 1948 da Gino Bolognini, Giorgio Bresciani, Paolo Monti e Luciano Scattola). Nel 1962 partecipa come fotografo di scena al film “Gli Ultimi” di Vito Pandolfi e Padre David Maria Turoldo. Nel 1963, a Milano, collabora con Luigi Crocenzi importante intellettuale marchigiano che, sulla rivista “Il Politecnico”, diretta da Elio Vittorini, vuole creare un nuovo linguaggio visivo basato sull’integrazione di immagini e parole attraverso una sapiente impaginazione e veste grafica, affidata alla creatività di Albe Steiner, partecipa inoltre alla nascita della  Fondazione Arnaldo e Fernando Altimani orientata allo studio del linguaggio delle immagini. Sono innumerevoli le mostre personali e collettive (più di 120 mostre personali e più di 115 collettive), in Italia e all'estero e molte sue fotografie sono presenti in collezioni private e in istituzioni pubbliche come il Metropolitan Museum of Art di New York e il Victoria and Albert Museum di Londra. Numerosi i premi e i riconoscimenti ricevuti nella sua lunga attività. Collabora con importanti case editrici e ha all’attivo la realizzazione di oltre duecento volumi fotografici.

Conosciuto e apprezzato come rappresentante di un certo “realismo” fotografico, Elio Ciol, segue in realtà un percorso autonomo e indipendente che lo caratterizza come un autore di assoluta originalità. Centro focale della sua ricerca stilistica, accompagnata da uno studio continuo e progressivo del mezzo tecnico e delle sue potenzialità espressive, fin da subito, è la natura, il paesaggio e la figura umana inserita in quel contesto. Ambiente naturale e luoghi caratterizzati però da una sorta di astoricità tradotta visivamente nell’assenza di precisi elementi connotativi spazio-temporali. Il rapporto con la natura si fa ancora più stretto quando, quasi casualmente inizia ad utilizzare la pellicola ad infrarossi (recuperata con l’acquisto di materiale fotografico usato dagli Alleati) che gli garantisce uno spettro di profondità fino ad allora inesplorato. Si distingue per un uso del bianco e nero ricco di gradazioni intermedie. Nel corso degli anni, al perfezionismo tecnico, unisce un sempre più intenso senso “religioso” del paesaggio in cui l’uomo è però presenza integrata e vitale: partecipazione a rituali collettivi sociali e religiosi (matrimoni, funerali, processioni), il lavoro degli adulti e degli anziani, la vita nelle piazze, la rappresentazione di un mondo povero ma dignitoso, senza apparenti incrinature.

A metà degli anni Cinquanta inizia anche ad interessarsi all’arte e alla fotografia delle opere d’arte; è del 1956 l’incontro con Carlo Mutinelli, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli. Da questo rapporto professionale Ciol arriverà poi, nel 1969, a fondare con altri un’associazione per la costituzione di un archivio fotografico organico del patrimonio artistico del Friuli, base ideale fondativa della legge Regionale 27 del 1971 con cui, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia istituisce il Centro Regionale di Catalogazione e Restauro dei Beni Culturali con sede a Villa Manin di Passariano, realtà pubblica fondamentale per la salvaguardia delle opere d’arte soprattutto dopo il terremoto del 1976.

La scelta di questo percorso di valorizzazione di alcune delle fotografie realizzate da Elio Ciol e inserite in SIRPAC, vuole però raccontare un aspetto forse meno conosciuto del lavoro del fotografo di Casarsa della Delizia ed è quello legato ad una mappatura del territorio friulano (concentrato principalmente nella Destra Tagliamento) e alle trasformazioni urbanistiche e paesaggistiche che l’intervento e le attività dell’uomo vi apportano. Strade, case popolari, edifici pubblici diventano i protagonisti dell’obiettivo educato di Ciol e ci raccontano il nostro territorio in perenne e profonda trasformazione.