Lavorazione del latte nel Museo Diogene Penzi

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Lavorazione del latte nel Museo Diogene Penzi

Il latte ed i suoi derivati erano elementi importanti nell’alimentazione delle famiglie e la produzione domestica di burro e formaggio lo furono ancor più, dopo la nascita delle latterie, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Queste consentirono ai contadini di disporre di un ulteriore fonte di reddito, oltre a quello derivante dall’allevamento dei bozzoli, sufficientemente stabile, diversamente da quanto poteva accadere invece per quello derivante dalla vendita dei prodotti coltivati, soggetti all’andamento delle stagioni.

Fra gli strumenti in uso, oltre allo sgabello ed al secchio per la mungitura, questo con una sezione del bordo più alta per proteggere dagli schizzi, troviamo i colatoi per il filtraggio, la serie di bidoni per il trasporto del latte, la bacinella di affioramento, con l'apposita paletta, la spannarola, per raccogliere la panna. Questa, opportunamente agitata in bottiglia o nella zangola, diventava burro che poi veniva compresso negli stampi e, per una conservazione più prolungata, solidificato, previa bollitura, in apposita pila.

Nelle latterie alcune di queste procedure utilizzavano inizialmente dispositivi manuali per passare poi a quelli elettrificati, come le scrematrici e gli impastatori per il burro, che consentirono la trasformazione di maggiori quantitativi di latte. Troviamo inoltre, a tal proposito, le grandi caldaie di rame, appese o meno a bracci girevoli per consentirne l’allontanamento dalla fonte di calore, utilizzate per la produzione del formaggio.

Per ottenere un prodotto duraturo e di qualità, servivano competenze specifiche che portarono alla comparsa della figura del casaro. Questo abilmente alternava le fasi di riscaldamento del latte a quelle di mescolamento, l'aggiunta del caglio, i tempi di riposo e poi di rimescolamento e rottura della cagliata. Per quest'ultima operazione venivano utilizzati appositi attrezzi frangicagliata, utili a sminuzzare la massa in frammenti della dimensione desiderata. La cagliata, così lavorata, veniva poi raccolta nelle fascere, stampi flessibili, dove, una volta posizionato il disco pressoio, veniva sottoposta a spremitura e posizionata in ultimo sulla spersola, così da perdere il liquido in eccesso. Il formaggio così ottenuto, dopo opportuna stagionatura, veniva suddiviso tra i soci, in base ai quantitativi di latte conferiti da ciascuno.

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